Lucio Vero, Venezia, Niccolini, 1700

 SCENA XI
 
 CLAUDIO, LUCILLA, seguiti dall’esercito, e LUCIO VERO
 
 CLAUDIO
 A chi rompe la fede e obblia le leggi,
1210non sa Roma ubbidir. Lucio, deponi
 quei, che sì mal sostieni
 in su la fronte, imperiali allori.
 Con le schiave regine
 vanne più sciolto indi a trattar gli amori.
 LUCIO VERO
1215Claudio, con men di fasto
 al tuo cesare parla; ancor tal sono;
 e l’augusto diadema
 quel valor, che mel diede, (Impugna la spada)
 mi sosterrà sino alla morte.
 CLAUDIO
                                                    Invano
1220cerchi scampo dal ferro; e tuo malgrado,
 lo scettro deporrai.
 Su, romani.
 LUCIO VERO
                         Deporlo (Tutti fanno lo stesso)
 potrò sol con la vita.
 CLAUDIO
                                       E morirai.
 LUCILLA
 Sospendete, miei fidi,
1225i colpi e l’ire. Claudio,
 vo’ che ancora una volta
 m’oda l’ingrato; e tu, infedel, m’ascolta.
 CLAUDIO
 Che pensi?
 LUCIO VERO
                        I detti attendo.
 LUCILLA
 Vilipesa e tradita, io ben dovrei
1230a’ miei giusti furori
 dar più facile orecchio e vendicarmi.
 Ma ti ravvedi alfine. A tempo ancora
 se’ di pentirti e tel concedo io stessa.
 Io stessa in su quel trono,
1235da cui, come dal cor, tu mi scacciasti,
 ti rimetto, se ’l chiedi, e ti perdono.
 CLAUDIO
 Come?
 LUCIO VERO
                 Che far degg’io?
 LUCILLA
                                                 Rimanda a’ Parti
 Vologeso e la moglie.
 Allontana Aniceto;
1240perdona a Claudio; e qual ti serbo i miei,
 gli affetti tuoi mi rendi;
 ubbidisci a le leggi e augusto sei.
 LUCIO VERO
 La tua bontà, più che ’l timor de’ mali,
 le mie colpe mi addita.
1245Ma in tal necessità giurarti amore
 parer può del timor, più che del cuore.
 LUCILLA
 Dove l’opra si chiede,
 mentir non osa il labbro.
 Parla.
 LUCIO VERO
              Che dir potrò, se non ch’indegno
1250son del tuo amor? Le giuste leggi accetto.
 Primo autor de’ miei falli e reo ministro,
 Aniceto si esigli.
 Torni libero a’ Parti il re cattivo
 e la fatal consorte.
1255Claudio, al seno ti stringo; e tuo, mia sposa,
 sì, tuo sempre sarò fino a la morte.
 LUCILLA
 O gradite promesse!
 CLAUDIO
                                        O fausta sorte!
 LUCILLA
 Per gli augusti sponsali il Campidoglio
 fia teatro più illustre.
1260Efeso si abbandoni.
 LUCIO VERO
                                       E mentre amiche
 secondano i tuoi voti e l’aure e l’onde,
 addio funesti alberghi, inique sponde.
 CLAUDIO
 Che più si tarda? Al lido, augusti.
 A TRE
                                                               Al lido.
 LUCIO VERO
 Com’esser può ch’io già ti fossi infido?
 
1265   Così grande è ’l mio contento
 ch’ei mi basta a tor di vita.
 
    Ma lo tempra il pentimento
 che ho d’averti sì tradita.
 
 LUCILLA
 
    M’è sì caro il tuo dolore
1270ch’ei mi sforza a più adorarti.
 
    Sol per lui gode il mio core
 il piacer del perdonarti.