Enone, Vienna, van Ghelen, 1729-1730

 SCENA ULTIMA
 
 PARIDE, EGLE, CLEONE, AGELAO, seguito di troiani, di pastori e di ninfe e i sopradetti
 
 PRIAMO
 Vieni omai, figlio mio, vientene in queste
1365braccia. Non lo sdegnar, se ben due volte
 ti fu il padre sì rio. Lo voller forse
 per far prova di me gli avversi dei.
 Ma alfin s’impietosir. Tu i mali obblia,
 che ti feci costretto, ed ama il padre.
 PARIDE
1370Padre... Sì dolce nome
 più non mi uscì del labbro;
 padre e signor, mi è cara
 la vita che mi desti e che or mi rendi,
 per poterla in tuo pro, quand’uopo il chiegga,
1375spender con più di gloria; e assai più cara
 l’avrò, se tu mi plachi
 quella, per cui sol vita
 essermi può gioconda.
 PRIAMO
 Non do leggi al suo core. Ella risponda.
 ENONE
1380Crudel! Ch’io più sia tua? Ch’io più mi scordi
 degli oltraggi, dei pianti?
 Non lo farò, no, se mi sforzi ancora
 l’antico amor, no, se il tuo padre istesso.
 Credilo, non a me... ma a quest’amplesso.
 PARIDE
1385Sposa... Amor mio... Che gioia!
 Fido ognor ti sarò, quale or ti sono.
 ENONE
 Sì, che invan spereresti altro perdono.
 PARIDE
 Egle, Eurialo, Agelao, siate or voi tutti,
 come il foste de’ mali,
1390di mie fortune a parte.
 AGELAO
 Mi trae dagli occhi l’allegrezza il pianto.
 PARIDE
 Ed Eurialo non parla? Ei cui primiero
 si deve il merto di sì lieti eventi?
 Egle, sia questa un’opra
1395de l’amor tuo.
 AGELAO
                             Ben vi consente il padre.
 EGLE
 Eurialo, l’amor tuo servì a’ miei voti
 più di quel di Cleon. Ti accetto ed amo.
 EURIALO
 Del felice mio inganno or colgo il frutto.
 CLEONE
 (E a me sol resta la vergogna e ’l lutto).
 EURIALO
1400Vedi, Cleon, se l’amistà trionfa.
 Egle è più tua conquista e mio dolore?
 CLEONE
 (A non servir più ingrate apprenda il core).
 PRIAMO
 Niso non obbliamo. A lui si vada,
 dubbio ancor del suo fato.
 TUTTI
1405Non mai giorno splendé più fortunato.
 CORO
 
    Quel dolce mormorar di cheto rio,
 quel molle susurrar d’aura soave
 altro non è che applauso a sì bel giorno.
 
    Spoglia l’Ida per lui l’ orror natio;
1410per lui di miglior messe è biondo il campo;
 per lui di più be’ fiori è ’l prato adorno.
 
 Fine del dramma