Enone, Vienna, van Ghelen, 1729-1730

 SCENA III
 
 PRIAMO e CLEONE
 
 CLEONE
 Ella sen va dolente a’ suoi sponsali,
 qual altri al suo supplizio.
 PRIAMO
 Chi la costrigne a l’abborrito nodo
870riporralla ben tosto in libertate
 con la morte del reo.
 CLEONE
 Dopo le nozze ancor legge sì atroce?
 PRIAMO
 Cleon, non lo farei, se il solo oltraggio
 di Enon fosse il suo onor. Ma v’è la testa
875del fratel suo, recisa
 in onta al giuramento.
 Sposa del fratricida, ella trarrebbe
 giorni troppo infelici.
 Non vi è stato peggior di quel di moglie
880in talamo odioso. Io non ho lei
 ma Paride a punir. Vo’ che sia questo
 de’ suoi giorni l’estremo.
 Duolmene. Io l’avea caro;
 ma quand’anco egli fosse un de’ miei figli,
885altri non prenderei voti e consigli.
 
    Al re giustizia è guida,
 come al nocchier la stella.
 Questa perduta e quella,
 forza è ’l dover perir.
 
890   L’austro imperversa e l’onda;
 porto non v’è né sponda;
 rischio sovrasta e danno;
 e non si può sfuggir.