Enone, Vienna, van Ghelen, 1729-1730

 SCENA VI
 
 PARIDE
 
 PARIDE
810Qual mi resta speranza
 in sì avverso destin? Chi in mio soccorso
 sarà? Pietoso re? Ma giusto e irato.
 Femmina amante? Ma tradita e offesa.
 Qual primo placherò? Tu, bella dea
815d’amor, tu, Citerea,
 che in ricever da me nel gran litigio
 il favorevol voto
 tanti mi promettesti almi diletti,
 vien tu in mia aita; e non soffrir che chiuda
820i teneri anni miei morte angosciosa
 in odio al mio regnante e a la mia sposa.
 
    Poc’anzi era lieto;
 or sono infelice;
 perché non mi lice
825sperar che la sorte
 si torni a cangiar?
 
    Ahi! Vano conforto!
 Conosco il mio torto.
 Severo è ’l regnante.
830Tradita è l’amante.
 Si vuol la mia morte.
 Convien disperar.
 
 Ballo di coribanti, i quali escono dal tempio di Giove e scendono giù dal monte.
 
 Fine dell’atto terzo