Enone, Vienna, van Ghelen, 1729-1730

 SCENA III
 
 ENONE e i suddetti
 
 ENONE
 Giusto re, non ti aggravi
645porger pietoso orecchio
 a la più desolata afflitta donna
 che in terra sia, tratta a sì acerbo e duro
 stato ingannevolmente,
 da chi iniquo tra noi sostien tue veci.
 PRIAMO
650Di Paride favelli?
 ENONE
 Di lui che tal m’ha fatto ingiuria e torto
 da moverne a pietà le fiere e i sassi.
 PRIAMO
 Levati; e i torti tuoi spiega; ma avverti
 che tu non sia qual chi, in soffrir la pena
655di qualch’opra malvagia,
 chiama il giudice iniquo.
 AGELAO
 (Casi acerbi preveggo).
 ENONE
 In Enone altra colpa
 non è, o signor, che d’aver dato ad uomo,
660che fé non ebbe mai, troppo di fede.
 PRIAMO
 Come fosti tradita?
 ENONE
 Dirò. Sentenza ei pronunziò di morte
 in Niso, il fratel mio, che in repentina
 rissa avea tolto altro pastor di vita.
 PRIAMO
665Contro d’ogni omicida
 gridan morte le leggi;
 e se Pari le leggi
 neglette avesse, io ne l’avrei punito.
 ENONE
 Io da fraterno amor vinta, a gittarmi
670corsi a’ piedi del perfido e per Niso
 pregai...
 PRIAMO
                   Ma invano. E questo è ’l grave torto,
 onde perfido il chiami?
 ENONE
 Detto l’avrei crudele,
 non perfido, o signor, se la ripulsa
675riportata ne avessi.
 AGELAO
 (O alor felice lui!)
 ENONE
                                    Coi più solenni
 giuramenti n’ottenni
 che, quand’io pur volessi
 esser sua quella notte,
680egli dato mi avria libero e salvo
 il mio caro germano al nuovo giorno
 e con me celebrate avria le nozze
 nel tempio. Ecco il mio fallo. A sue lusinghe
 credula m’abbandono... Ed in quel punto
685ch’io mi credea sicura
 di esigger la mercé di mia pietade,
 in quel punto... Ahimè! Misera! Egli fece
 al mio dolce fratel troncar per mano
 di carnefice il capo.
 PRIAMO
                                      E ’l vero ascolto?
 ENONE
690Purtroppo; e scenda in me, se il ver non dico,
 quell’aspra atroce morte
 che merita colui che, sotto il manto
 d’ingannevole affetto
 e di non anco celebrate nozze,
695m’ha insieme col mio onor morto il fratello,
 anzi me stessa uccisa,
 che sopraviver al mio mal non posso
 né deggio, se non quanto
 vendicata mi veggia.
700Deh! Se in alma di re giustizia ha loco,
 signor, pietà ti tocchi
 di me, misera donna; e sia quell’empio,
 qual di perfidia, di giustizia esempio.
 PRIAMO
 Enon, che a me ben nota
705sei per la eccelsa stirpe, onde discendi,
 vanne; e se ’l ver narrasti,
 certa sii che di Paride sul capo
 cadrà la pena a tanto error dovuta.
 Che se mosso da prieghi
710o da vile pietà, manco al dovere,
 tutto il regio mio sangue
 e tutti i regni miei strugga quel foco
 che nel serbato figlio
 saria stato fatale a Priamo e a Troia.
 ENONE
715E s’io dal pianto o da l’amor mi lascio
 sedur di quel perverso, in mio martoro
 ei tradimenti a tradimenti aggiunga
 e mi renda infelice
 più di quello che or sono.
720Ma di vita egli è indegno e di perdono.
 
    Quanto giurava, ahi! quanto
 d’amarmi il traditore
 e d’essermi fedel!
 
    Ma falso era l’amore
725e meditava intanto
 l’inganno e ’l mio dolore
 quell’anima crudel.