Enone, Vienna, van Ghelen, 1729-1730

 SCENA V
 
 EGLE e poi ENONE
 
 EGLE
410Venga pur la rival. Lieta mi ostenti
 i trofei del suo amor, quei del mio danno.
 Vedrem se più di gioia
 a lei faccia il mio torto o a me il suo inganno.
 ENONE
 Al felice mio nodo
415Ida tutto festeggia. Egle è la sola
 che pensosa, solinga
 stassi e mi fugge. Io la credea più amica.
 EGLE
 Ninfa che del presente
 tuo destino più esulti
420d’Egle non v’è. Darai fra poco, Enone,
 quella, che neghi a me, fede a te stessa.
 ENONE
 Piacemi sì tranquilla
 trovarti. Io ne avea tema.
 EGLE
 Di che?
 ENONE
                  Perder chi s’ama
425non è perdita lieve.
 EGLE
 Un perfido amator non è un gran bene.
 ENONE
 A te perfido il fingi. Io ’l so costante.
 EGLE
 Guai, se tale per noi fosse ogni amante.
 ENONE
 Mal gli oggetti distingue occhio che è fosco.
 EGLE
430Ne giudica assai peggio alma ingannata.
 ENONE
 Quell’inganno, in cui sono, a te fa senso.
 EGLE
 Senso d’invidia, no, ma di pietade.
 ENONE
 Oh! Sempre io possa esser così compianta.
 EGLE
 Misera! Il tuo piacer sparì con l’ombre.
 ENONE
435Questo anzi è giorno di mia gioia e pace.
 EGLE
 Non siam anco al meriggio. Il nembo è presso.
 ENONE
 Rido de’ tuoi presagi. Oggi nel tempio,
 di Pari mi vedrai strigner la destra.
 EGLE
 Ma di sangue fraterno aspersa e tinta.
 ENONE
440Di sangue?... Ah! Mi faresti
 tremar, s’Egle non fossi.
 EGLE
 Enon, purtroppo Egle è verace. Eh! Corri.
 Così tu a riparar giunga il reo colpo,
 per cui non so se a te dovrà, meschina,
445lagrime trar dal ciglio tenebroso
 il fratel morto o ’l perfido tuo sposo.
 
    Fede al mio dir tu neghi
 o ti fai forza e temi
 che il tuo dolor si spieghi
450in faccia a la rival.
 
    Chiudilo pur, che alfine
 ei scoppierà più atroce
 e griderà feroce:
 «Paride è disleal».