Lucio Vero, Venezia, Niccolini, 1700

 SCENA XXI
 
 BERENICE e VOLOGESO
 
 VOLOGESO
 Berenice, abbandona
930il disegno crudel. Per quella fede
 che ti serbai, che a l’ultimo respiro
 ti serberò, per que’ begli occhi amati
 e per cotesta man, per questi rivi
 che mi sgorgan da’ lumi,
935se m’ami ancor, lascia ch’io mora e vivi.
 BERENICE
 Sposo, non più. Nel tuo morir rifletti
 qual parti e qual rimango.
 A chi vivrei, te estinto?
 A l’iniquo tiranno, a nuovi mali?
940A un lungo affanno? A una perpetua morte?
 A chi vivrei? Parla.
 VOLOGESO
                                      Al mio amor.
 BERENICE
                                                                Deh caro,
 poiché ’l chiede la sorte,
 morremo uniti e porteremo entrambi
 a la tomba quest’ossa, al ciel quest’alme.
945Siam d’amore e di fede un raro esempio
 a le venture età. La morte unisca
 le nostr’anime fide, i nostri cuori
 e sia talamo un sasso a’ casti amori.
 VOLOGESO
 
    Deh vivi, o cara, vivi
950e serba in te quest’alma e questo cuor.
 
    Perché mi vuoi rapir
 la gloria del morir senza timor?
 
 BERENICE
 
    Non posso, o dolce vita,
 quando a morir tu vai, viver in me.
 
955   Se la mia vita sei,
 dimmi, come vivrei, già morta in te?
 
 Fine dell’atto secondo