Enone, Vienna, van Ghelen, 1729-1730

 SCENA III
 
 EURIALO e detti
 
 EURIALO
                                                                Al tuo cenno
 son corso e Niso anche affrettommi. O quanto
330lieto il lasciai, già certo
 di vita e libertà!
 PARIDE
                                 (Misero!) A lui
 ritorna e fa’ che tosto...
 EURIALO
 Gli si sciolgano i lacci,
 il carcer gli si schiuda
335e a te venga a baciar, tolto a la scure,
 la man liberatrice. Impero mai
 non fu meglio ubbidito.
 CLEONE
 (Né peggio inteso).
 PARIDE
                                      E dirlo
 pur deggio? (O ria necessitade!)  A Niso
340fa’ che in brev’ora sia reciso il capo
 e la data sentenza in lui si adempia.
 EURIALO
 Come? A Niso?
 PARIDE
                               Già dissi.
 EURIALO
 E ’l promesso perdono?...
 PARIDE
 Giustizia n’era offesa.
 EURIALO
345E la povera Enon?...
 PARIDE
                                       Pianga e si acheti.
 EURIALO
 Ma...
 PARIDE
             Già intendesti. A Niso
 il capo si recida.
 Tuo è l’ubbidire e mio è ’l comando in Ida.
 EURIALO
 (Barbara legge! Sfortunato amico!) (Parte)
 CLEONE
350Lodevole costanza!
 PARIDE
 Ma funesta e crudel. Diletta sposa,
 tu ’l vedi. Io son costretto; e in te, se m’ami,
 gli ancor recenti coniugali affetti
 ben tosto avranno il vanto
355di vincer l’ira e di asciugare il pianto.
 
    Spargerà sospiri e lagrime
 il bel labbro, il gentil viso;
 ma per me l’amabil riso
 e ’l seren vi tornerà.
 
360   Tal le brine mattutine
 terge il sol da fresca rosa
 che parea poc’anzi ascosa,
 di onor priva e di beltà.