Enone, Vienna, van Ghelen, 1729-1730

 SCENA PRIMA.
 
 PARIDE, AGELAO e CLEONE
 
 PARIDE
285In qual fiera tempesta
 m’hai gittato, o Cleon! Deh! Tu che padre
 mi fosti per amor, se non per sangue,
 consigliami, Agelao.
 AGELAO
                                       Consiglio alora
 util darti io potea, quando un reo prezzo
290de la vita fraterna
 non era ancor la sfortunata Enone.
 PARIDE
 Disperato è così dunque il mio male
 che mi tragga a perir dovunque il fugga?
 CLEONE
 La via migliore io ti additai. Da l’ira
295del re salva il tuo capo e ’l giusto adempi.
 PARIDE
 Ch’io la misera, ahimè! così tradisca?
 CLEONE
 Altro far puoi per non tradir te stesso?
 PARIDE
 I gemiti di lei temo e le strida.
 CLEONE
 Priamo irato più temi e ’l tuo periglio.
 PARIDE
300E non parla il tuo amor? Crudel silenzio!
 AGELAO
 Vorrei; ma che poss’io? Se Niso assolvi,
 ti rendi ingiusto, e se il condanni, iniquo.
 Consigliarti pavento
 tra miseria e spergiuro;
305e son qual chi dal lido
 uomo a perir vicino,
 da l’onde assorto o tra gli scogli infranto,
 vede e a dargli pietoso
 in suo scampo non ha che voce o pianto.
 
310   Ho pietà che non ti giova;
 e riparo ella non trova
 a l’abisso in cui cadesti.
 
    Quando, o Paride, in un core
 da ragion si scosta amore,
315appetito a mali il tragge
 lagrimevoli e funesti.