Enone, Vienna, van Ghelen, 1729-1730

 SCENA PRIMA
 
 EGLE e AGELAO
 
 AGELAO
 Tel dissi e nol credesti.
 Di Paride i sospiri
 non erano per Egle. Egli è altrui sposo.
 EGLE
 Sposo? Di chi?
 AGELAO
                              Della vezzosa Enone.
 EGLE
5La figlia di Cibrene?
 AGELAO
 Di lui che irriga i nostri campi e specchio
 fa di sue limpid’acque al patrio monte.
 EGLE
 Ma come? Ella il fuggia
 più che agnella e colomba i denti e l’ugne
10di lupo e falco.
 AGELAO
                              Vedi
 quel di mirti e di rose
 serto gentile a quella soglia appeso?
 Il talamo ivi accoglie
 la bella coppia.
 EGLE
                              Or va’; da’ fede a ninfa
15che affetti di parer schifa e selvaggia.
 Chi l’avria detto? Enone
 fugge amori, odia amanti; e poi...
 AGELAO
                                                               Di scusa
 degno è ’l suo error. La scure
 pendea sul capo a Niso, il suo germano,
20omicida di Alceo. Paride, a cui
 diede senno e valor su noi l’impero,
 sospese e rivocò - che non ottiene
 beltà che s’ami e preghi? - il mortal colpo.
 Ma le nozze di Enon fur di cotesta
25sua pietà la mercé. Senza un tal patto,
 implacabile e sordo
 era il giudice amante;
 e l’imeneo necessità divenne.
 EGLE
 Non glielo invidio. Se nol fece amore,
30non è un gran ben. Lo seguiran da presso
 i rancori, i dispetti e le sciagure.
 AGELAO
 Ho pietà di quel duol che a te sul volto
 spiega pallide insegne,
 non ben da tua virtù premuto e chiuso.
 EGLE
35Padre, son io sì vile
 che il perder un infido abbia a dolermi?
 L’ampie tue messi e ’l mio sembiante ad altri
 amanti fan lusinga.
 Paride sia di Enon; ma sì gran torto
40da lui non meritava
 la figlia di Agelao, di te che a morte
 lo togliesti bambino e che qual padre...
 AGELAO
 Fuori che a te, né a lui né ad altri è noto
 l’arcano, onde dipende
45la mia salvezza. Ah! Guarda
 ch’ira non ti trasporti anche a tradirmi.
 EGLE
 Non temerne. Tranquilla, indifferente
 mirerò l’offensor; né di un acerbo
 duol, che lo sgridi, il farò andar superbo.
 AGELAO
 
50   A troppo chiaro lume
 spiegasti ardite piume, incauta figlia.
 
    Tel dissi; ma che pro?
 La bella tua facella
 ti piacque e ti abbrugiò.
 
55   Misera! Avvien così
 a chi col suo piacer sol si consiglia.