Caio Fabbricio, Venezia, Pasquali, 1744 (Caio Fabbrizio)

 SCENA VIII
 
 SESTIA e FABBRIZIO
 
 SESTIA
1315Barbaro sacrifizio
 alla fede e al dover!
 FABBRIZIO
                                      Figlia, in soccorso
 venni alla tua costanza
 e ne fui testimon. Con qual mia gioia,
 questo amplesso tel dica.
 SESTIA
                                                Ah! Questo, o padre,
1320ch’io ricevo da te, sarà l’estremo.
 FABBRIZIO
 Giovane incauto! Io ’l salvo. È mio comando
 che alla patria ritorni
 e a me fidi il pensier della tua sorte;
 e si perde egli stesso e vien qui a morte.
 SESTIA
1325Tratto da quell’amor che non ha legge.
 Io feci il suo periglio. Ah! Sua difesa
 sii tu. Placagli il re. Padre, tu ’l puoi.
 FABBRIZIO
 Ciò ch’io possa non so; ma poco onore
 fora il mio, spettatore
1330starmi ozioso e vano
 sul rischio suo, non perché ei sia tuo sposo
 ma perché in lui v’è il cittadin romano.
 SESTIA
 
    Vita mi desti e sposo;
 serbami i cari doni.
1335Padre, se m’abbandoni,
 padre non sarai più.
 
    Temi il mio fier dolore.
 A petto del mio amore,
 poco sperar ti lasci
1340la debil mia virtù. (Si parte)
 
 FABBRIZIO
 Che non fa amor paterno? Odami Pirro. (Si parte)