Caio Fabbricio, Venezia, Pasquali, 1744 (Caio Fabbrizio)

 SCENA IV
 
 FABBRIZIO, SESTIA e i suddetti
 
 FABBRIZIO
1155Né a te né a Roma né a sé stesso ei manca.
 Eccoti in Sestia, o Pirro,
 la mal fuggita figlia.
 Torni la sconsigliata a quella sorte
 che la fe’ tua cattiva.
1160Tu di ferree ritorte
 il piè non le aggravasti; e in sua custodia
 ti bastò la sua fede.
 Se ne abusò. Degna è di pena; e l’abbia.
 Ceppi, carcere e quanto
1165di ragion sovra lei l’armi ti danno,
 non risparmiar. Lo soffrirà la figlia
 e cor faralle il padre.
 Ma il confine sia questo
 del tuo poter. Quel che di più volesse
1170esigerne la forza è contra il giusto,
 contra il dover. Pur s’uopo il chiegga, il sappi,
 Sestia, che ha roman petto e ch’è mia figlia,
 fra morte e disonor non si consiglia.
 PIRRO
 Generoso Fabbrizio, or ben m’avveggio...
 FABBRIZIO
1175Oprando con virtù, lodi non chieggio.
 
    Quella è mia figlia; e il mio (A Pirro)
 sangue rispetta in lei.
 Tuo genitor son io, (A Sestia)
 sai quel che devi a me.
 
1180   Spegnere un pravo ardore (A Pirro)
 sia la tua gloria, o re.
 Ma ciò che esiga onore (A Sestia)
 io non rammento a te.