Caio Fabbricio, Venezia, Pasquali, 1744 (Caio Fabbrizio)

 SCENA XII
 
 PIRRO e SESTIA
 
 SESTIA
 (Il mio Volusio difensor di Pirro?
985O magnanimo cor!)
 PIRRO
                                       Quanti ad un tempo
 tradimenti e perigli!
 Tanto vil donna? E tanto
 plebeo soldato? Eh! No. Meglio apro gli occhi.
 In colei la superba
990Bircenna io scorgo; e in questo?...
 «Pirro a ucciderti venni e ti salvai»?
 Salvarmi a un tempo e minacciar? Far quello
 un può de’ miei macedoni. Dir questo
 uno solo può de’ tuoi romani. Ah! Sestia,
995Sestia, tu il sai. Tu ancora mi tradisci.
 SESTIA
 Io?
 PIRRO
          Nol negar. Già ti condanna il volto.
 Quegli era il tuo Volusio; e la mia morte
 qui con lui consigliasti. O iniqua! O ingrata!
 SESTIA
 Dimmi ingrata; hai ragion, s’è sconoscenza
1000il non poterti amar. Ma iniqua, a torto
 mi chiami. È ver. Quegli è Volusio. Il trasse
 qui amor; ma ti difese e ti diè vita.
 PIRRO
 Per ritormela ei stesso. Egli l’onore
 ne invidiò ad altro braccio;
1005al suo lo riserbava, a te il dovea.
 Ma grazie al ciel rotta è la trama. Invano
 tenterà di fuggirmi.
 A te ricondurrollo. Avrò, spietata,
 con che farti tremar. L’alma disponi;
1010e non più t’ostinar, che nol consente
 l’amor di Pirro e il tuo destin presente.