Caio Fabbricio, Venezia, Pasquali, 1744 (Caio Fabbrizio)

 SCENA X
 
 SESTIA, PIRRO e VOLUSIO
 
 SESTIA
 (Partì a tempo. Ecco Pirro).
 PIRRO
 (Amor di re parli una volta e vinca). (Da lontano)
 VOLUSIO
900Soffri... (A Sestia)
 SESTIA
                  Oimè! Son perduta.
 VOLUSIO
 Veder Pirro e lasciarti? Io nol potei.
 SESTIA
 Nulla osar.
 VOLUSIO
                       Nulla ei tenti.
 SESTIA
 O perigli! O tormenti! (Pirro, dando un’occhiata a Volusio che in atto riverente ritirasi alquanti passi, si avanza verso di Sestia)
 PIRRO
 Spiega, o Sestia, oltre l’uso
905dolor ne’ tuoi begli occhi atre divise.
 Senza grave cagion non sei sì mesta;
 e colui ne fu forse il nunzio infausto. (Mostrando Volusio)
 SESTIA
 (Che gli dirò?) Non nego,
 signor; d’amara angoscia il cor è oppresso.
910Volusio, a cui, se avversi
 fati non s’opponean, sarei già sposa,
 nel passato conflitto
 cadde da eroe. Ragion faceagli in dirlo
 quell’uom guerrier che nella pugna il vide.
 VOLUSIO
915E le dicea che in ver Megacle al pari
 di feroce lion scagliarsi il vidi
 e con più colpi al suolo
 stenderlo, in lui credendo
 di più nobil trionfo ornar sua fama.
 PIRRO
920Che Volusio sia estinto,
 Sestia, più non ti dolga.
 SESTIA
                                              Ah! L’ho presente
 troppo nel core e troppo, o dio!, negli occhi.
 VOLUSIO
 E troppo è fresca la memoria acerba.
 PIRRO
 L’amor mio risarcisce
925con usura i tuoi danni.
 SESTIA
 Soffrirli con virtù mi fa conforto.
 VOLUSIO
 E rimedio, che affligga, accresce i mali.
 PIRRO
 Altra gloria è per te l’esser consorte
 di chi vanta in retaggio impero e trono,
930che di chi mendicando
 va un precario comando.
 VOLUSIO
 I beni han più il lor prezzo
 dall’idea che n’abbiam che da sé stessi.
 PIRRO
 Costui...
 SESTIA
                   Fa’ ch’egli taccia e a me si lasci
935il risponder a Pirro. (Pirro volgesi con ira verso Volusio, il quale mostra di rispettarne il comando e torna a ritirarsi alquanti passi lontano. Escono intanto d’un viale Turio e Bircenna, seguiti da un soldato armato d’arco e di dardo)