Caio Fabbricio, Venezia, Pasquali, 1744 (Caio Fabbrizio)

 Piazza di Taranto, dinanzi al palazzo pubblico, tutta ornata d’arazzi e d’altri ricchi addobbamenti, con festoni di fiori e con altri vaghi ornamenti. Logge d’intorno piene di popolo, con apparato e prospetto che rappresenta la reggia dell’Allegrezza, corteggiata da’ suoi seguaci bizzarramente mascherati, i quali dipoi intrecciano il ballo.
 
 ALLEGREZZA
 
    A noi lieta e ridente
 torna la bella età.
 
 CORO
 
    A noi lieta e ridente
510torna la bella età.
 
 ALLEGREZZA
 
    Godiamo, amica gente,
 che troppo ratto ancora
 da noi s’involerà. (Il canto è accompagnato dal ballo)
 
 CORO
 
    Godiamo, amica gente;
515che troppo ratto ancora
 da noi s’involerà.
 
 ALLEGREZZA
 Torna la bella età. Tornan del prisco
 benefico Saturno
 gli aurei felici tempi, in cui non era
520né servaggio né impero
 di giudice severo.
 Tutto era pace, libertà, diletto.
 Rancor non si sapea, guerra o sospetto. (Segue di nuovo il ballo con accompagnamento di canto)
 
 MEZZO IL CORO
 
    Che età gradita!
525Che dolce vita
 il poter vivere
 sol per goder!
 
 TUTTO
 
    Che età gradita!
 Che dolce vita
530il poter vivere
 sol per goder!
 
 L’ALTRO MEZZO
 
    E delle infeste
 cure moleste
 alcun non prendersi
535tedio e pensier!
 
 TUTTO
 
    E delle infeste
 cure moleste
 alcun non prendersi
 tedio e pensier!
 
540   Né allor rancore
 turbava amore;
 né beltà instabile
 facea temer.
 
 L’ALTRO MEZZO
 
    Ma tra i diletti
545di caldi affetti,
 sospiri udivansi
 sol di piacer.
 
 TUTTO
 
    Che età gradita!
 Che dolce vita
550il poter vivere
 sol per goder!
 
 TUTTO IL CORO
 
    Un solo de’ bei giorni
 almeno a noi ritorni;
 e fuor d’amare ambasce
555sappiamone gioir.
 
    Sorga o tramonti il sole,
 fra mense e fra carole
 oggi ne trovi e lasce;
 né ci contristi o morda
560l’incommodo avvenir. (Finito il ballo ed il canto, tutti partono e rimane libera la scena, il cui prospetto si chiude)