Caio Fabbricio, Vienna, van Ghelen, 1729

 SCENA XIII
 
 VOLUSIO e i sopradetti
 
 VOLUSIO
                                   Né ingiusta fia,
 te giudice, o signor, la morte mia.
 FABBRICIO
 Volusio.
 SESTIA
                  O dei! Volusio...
 VOLUSIO
 Signor che le altrui veci
1455qui adempi a giudicarmi,
 quanto già mi risparmi
 di orror! Veduto in Pirro
 un tiranno qui avrei,
 di tutti gli odi miei barbaro oggetto;
1460ma poiché man sì cara
 dee segnarne il decreto,
 col più placido core e col più forte,
 incontrar mi vedrai supplicio e morte.
 FABBRICIO
 Morte e supplicio a te verrà; ma alora
1465che dal giudice tuo sarai convinto.
 VOLUSIO
 Lo so, il delitto, onde accusato io sono,
 sta ne l’aver voluto uccider Pirro.
 FABBRICIO
 Nel conflitto era gloria e qui era colpa.
 VOLUSIO
 E qui...
 FABBRICIO
                 Volusio, avverti
1470che il giudice di Pirro in me ti ascolta.
 VOLUSIO
 Mi ascolti e mi condanni.
 SESTIA
                                                 Ah! No. Se m’ami,
 abbi di Sestia, abbi di te pietade.
 Giustifica te stesso. Arte supplisca,
 ove manchi ragion...
 VOLUSIO
                                        Che? Mi vorresti
1475vile così? Tu ancor ne avresti orrore.
 Tolga il cielo, o signore,
 ch’io per tema di pena il ver ti asconda.
 Volli uccider in Pirro
 il nemico e ’l rival. Due faci a l’ira
1480Roma e Sestia accendea.
 Il colpo, che impedii, non mi discolpi
 da quello che non feci
 e che s’ora potessi, io pur farei.
 Per la patria e per te morendo, o sposa,
1485non mi posso pentir degli odi miei.
 FABBRICIO
 Figlia, dal tuo Volusio
 prendi l’ultimo addio.
 SESTIA
                                           L’ultimo? Ah! Padre.
 FABBRICIO
 E lagrime e querele
 con me risparmiar puoi.
1490E se al dolor non sai far petto, altrove
 sul destino di lui piangi, se ’l vuoi.
 SESTIA
 Misero! Oh! Pirro ancora
 fosse il giudice tuo. Potrei sperarlo
 inesorabil meno;
1495o qualche sfogo almeno
 potrei dare al mio affanno,
 la fierezza accusando
 del carnefice tuo, del tuo tiranno.
 FABBRICIO
 Sestia. (Fiero)
 SESTIA
                 Ahimè! Nei trasporti
1500del mio dolor perdo ragion. Perdessi
 così anche vita. Padre,
 tutto usa il tuo rigor. Mal lo dividi.
 Me ancor condanna, se Volusio uccidi.
 VOLUSIO
 Cara Sestia, ai lamenti
1505pon freno. In pace soffri
 la morte mia. Non accusarne il padre.
 Incolpane il mio fato.
 SESTIA
 E fato e sposo e Pirro e Roma e padre,
 tutto iniquo è per me, tutto spietato.
 FABBRICIO
1510Non più. Già mi facesti
 abbastanza arrossir de’ tuoi sospiri.
 I tuoi ciechi desiri, onde vorresti
 e me ingiusto e lui vil, dal core esiglia.
 Vanne e sii meno amante o sii più figlia.
 SESTIA
 
1515   Che barbara sorte!
 Lo sposo va a morte;
 il padre il condanna,
 che sorte tiranna!
 E ancor mi si vieta
1520lo sfogo al martir.
 
    No, padre. No, sposo,
 puoi tu troppo austero,
 tu troppo pietoso,
 vietarmi il lagnarmi
1525ma tormi non puoi
 l’amar e ’l morir.