Caio Fabbricio, Vienna, van Ghelen, 1729

 SCENA XII
 
 SESTIA e FABBRICIO
 
 SESTIA
 Grazie agli dii. Grazie al buon padre. Il cielo
 m’ebbe pietà. Tu dal furor di Pirro
 m’hai Volusio protetto.
 FABBRICIO
                                             Onde il sapesti?
 SESTIA
1430Or or da Pirro istesso.
 FABBRICIO
 Che disse?
 SESTIA
                       Al genitore
 chiedi il tuo sposo. Ei ne ha l’arbitrio.
 FABBRICIO
                                                                      Ah! Figlia.
 SESTIA
 Che? Tu sospiri? Il re m’avria delusa?
 FABBRICIO
 Purtroppo è ver. Da me il destin ne pende.
 SESTIA
1435E pena l’amor tuo, quando mel rende?
 Tu suocero di lui, tu padre mio...
 FABBRICIO
 Giudice di Volusio ora son io.
 SESTIA
 Giudice suo, potresti?...
 FABBRICIO
 Condannarlo, se è reo.
 SESTIA
                                           Deh! Qual dal labbro
1440ti uscì barbara voce!
 Che mai fece il meschin? Qui non si tratta
 di perfide congiure
 o di sprezzate leggi o di negletta
 militar disciplina. Il sol suo fallo
1445è aver pensato e non tentato un colpo,
 per cui gli si dovria da te e da Roma
 premio, non che perdono.
 FABBRICIO
 Risponderti per Roma
 potrei; ma Pirro e non Fabbricio or sono.
 SESTIA
1450Morrà dunque il mio sposo?
 FABBRICIO
 Sì, se giusto sarà.