Caio Fabbricio, Vienna, van Ghelen, 1729

 SCENA VIII
 
 SESTIA e FABBRICIO
 
 SESTIA
 Barbaro sacrificio
 a la fede e al dover!
 FABBRICIO
                                      Figlia, in soccorso
 venni a la tua costanza
 e ne fui testimon. Con qual mia gioia,
1315quest’amplesso tel dica.
 SESTIA
                                              Ah! Questo, o padre,
 ch’io ricevo da te, sarà l’estremo.
 FABBRICIO
 Giovane incauto! Io ’l salvo. È mio comando
 che alla patria ritorni;
 e a me fidi il pensier della tua sorte;
1320e si perde egli stesso e vien qui a morte.
 SESTIA
 Tratto da quell’amor che non ha legge,
 io feci il suo periglio. Ah! Sua difesa
 sii tu. Placagli il re. Padre, tu ’l puoi.
 FABBRICIO
 Ciò ch’io possa non so; ma poco onore
1325fora il mio, spettatore
 starmi ozioso e vano,
 sul rischio suo, non perché e’ sia tuo sposo
 ma perché in lui v’è il cittadin romano.
 SESTIA
 
    Vita mi desti e sposo.
1330Serbami i cari doni.
 Padre, se m’abbandoni,
 padre non sarai più.
 
    Temi il mio fier dolore.
 A petto del mio amore,
1335poco sperar ti lasci
 la debil mia virtù. (Parte)
 
 FABBRICIO
 Che non fa amor paterno? Odami Pirro. (Parte)