Caio Fabbricio, Vienna, van Ghelen, 1729

 SCENA II
 
 BIRCENNA e PIRRO
 
 PIRRO
 Principessa, egli è tempo
 che s’intendano meglio i nostri cori.
1095Obblio le andate offese e de l’illustre
 figlia di Glaucia onor già rendo al grado.
 BIRCENNA
 Perché non dir più tosto,
 rendo al dover la fede? E poscia anch’io
 onte e spergiuri obblio. Non vuol decoro,
1100non ragion, non amor ch’io rifiutata
 torni al regno ed al padre.
 PIRRO
 Nel tuo giusto dolor veggo il mio torto.
 Ma che far posso? Fu sorpreso il core
 e Sestia ti prevenne.
 BIRCENNA
1105La viltà de l’oggetto
 dovea farti arrossir.
 PIRRO
                                       Se co’ miei lumi
 lo potessi mirar, vil nol diresti.
 BIRCENNA
 Qual mercé ne ottennesti? Ire e disprezzi.
 PIRRO
 Crescerà per contrasto il mio trionfo.
 BIRCENNA
1110Sestia è ognor tua nemica.
 PIRRO
 Ed è mia schiava ancor.
 BIRCENNA
                                              Tua schiava? Eh! Pirro,
 l’armi tue vincitrici
 s’affrettino a cercarla entro di Roma.
 PIRRO
 Che dici?
 BIRCENNA
                     Ella col caro
1115suo Volusio è fuggita.
 PIRRO
                                          O dei! L’ingrata?...
 BIRCENNA
 Chi dato abbia a colei mano e consiglio
 nol cercar che in Bircenna.
 Re d’Epiro, fintanto
 che spergiuro mi offendi,
1120da l’ire mie sicura
 la tua vita e ’l tuo amor non sarà mai.
 Ma se ragion mi fai,
 non potresti trovar regina e sposa
 né di me più fedel né più amorosa.
 
1125   Cessa di più oltraggiarmi;
 rendimi fede e amor;
 e ’l tenero mio cor
 tutto vedrai languir per te, mio sposo.
 
    Ma se ricusi amarmi,
1130non sempre il mio furor
 invano ferirà.
 Io non avrò pietà né tu riposo.