Caio Fabbricio, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XVII
 
 FABBRICIO con seguito di romani e i suddetti
 
 FABBRICIO
 Si dee pena e non fede ai traditori. (Da sé)
 FABBRICIO
1570Nel da me condannato
 Volusio, o Pirro, il tuo giudicio assolvo.
 Nulla in ciò più mi resta
 di arbitrio. In lui ti aggrada
 far la pena eseguir? Giusto sarai.
1575Rivocarla? Pietoso.
 Tra giustizia e clemenza,
 segui quel calle, ove il gran cor ti chiama.
 Da lunge a me la fama
 ne perverrà.
 PIRRO
                          Che? Tu partir? Si rende
1580qui al tuo merto ogni onor.
 FABBRICIO
                                                   Roma mi attende.
 A lei tacerò Sestia;
 Volusio tacerò. Dirò che Pirro
 a difender si ostina
 Tarentini e Sanniti, ai prigionieri
1585nega il cambio e riscatto e che a lui piace
 ingiusta guerra più che onesta pace.
 PIRRO
 Oh! S’uom sì grande ognor potessi al fianco...
 FABBRICIO
 Qual io mi sia, tu non conosci appieno. (Prendendo in mano una carta)
 CINEA
 Che fia? Si [illeggibile] dal [illeggibile]
 FABBRICIO
                                                                         Non di nemici e non di amici
1590sei buon giudice, o re. T’inganni in tutti.
 Leggi e vedrai che a torto (La dà a Pirro)
 fai guerra ai buoni e nei malvagi hai fede.
 Né pensar già che amor di te mi spinga
 l’empie trame a svelarti. (Vien Turio col suo seguito)
1595Quel vero onor, che in nobil petto alligna,
 da me l’esigge. Onta farebbe a Roma,
 saper le insidie e te soffrirne oppresso;
 e crederia la la terra
 che, dando braccio a iniquità sì enormi,
1600ne mancasse valor per farti guerra.
 PIRRO
 O perfidia! O virtù! Vil Turio! Ingrato (Dopo aver letto)
 popolo!
 TURIO
                 Ah! Siam traditi. (Da sé)
 PIRRO
 Cinea, si vuol de la mia morte in prezzo
 l’amicizia di Roma. A me si appresta,
1605in mercé di perigli e di sudori,
 letal bevanda. Inorridisci; e leggi. (Dà la carta a Cinea)
 TURIO
 O Ciel! (Da sé)
 FABBRICIO
                  Fé non si serba ai traditori. (Verso Turio)
 PIRRO
 Se in mio favor fai tanto
 nemico ancor, che mai faresti amico?
 FABBRICIO
1610L’onesto oprar di chi ben opra è ’l fine.
 CINEA
 Mio re, sia tempo omai che generoso...
 PIRRO
 A me Sestia e Volusio. (Alle guardie)
 Sforzo, ah! quanto funesto al mio riposo!