Mitridate, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA VII
 
 FARNACE, ARISTIA, MITRIDATE, coro dei seguaci del Piacere e dell’Allegrezza, che poi cantano e danzano, popolo, soldati, eccetera
 
 CORO
 
    Venga la coppia amante; Si canta la prima parte senza ballo. Nella seconda parte si canta, si suona, si balla
 e a tante pene e tante
1570per lei succeda e stabile
 sia ilarità e piacer. (Suonan di nuovo gl’instrumenti)
 
    Amor le scuota inante
 la bella sua facella;
 e sien gli andati spasimi
1575ragion di più goder. (Di nuovo la sinfonia. Scendono Farnace ed Aristia, rimanendo il coro sopra la macchina)
 
  ARISTIA
 E pur vincer non posso,
 né so perché, me stessa. (A Farnace ragionando seco in lontano)
 MITRIDATE
 Ai preghi di Ladice, (Si avanza verso di loro)
 agli affetti del figlio, al comun voto
 e più che ad altro, Aristia,
 al tuo cor generoso,
1580vinti i sospetti rei, mi arresi alfine.
 Lieta vieni e sicura, a quella sorte,
 da te bramata assai, sperata poco,
 ch’io t’accolga e t’abbracci, al figlio erede
 degna compagna e sposa.
 ARISTIA
1585Signor, la cui bontade
 discopre il generoso animo regio,
 se d’esserti umil serva
 mi degni, io stimo il dono
 più che la vita, a cui mi rendi, e al pari
1590del figlio, a cui mi unisci.
 Ma, sire, al mio perdona
 pusillanimo cor. So che ne l’alta
 tua mente, usa ai trionfi
 di un aperto valor, non può aver luogo loco
1595fraude, d’alme plebee costume iniquo.
 Pur, se la mia viltà, s’altro interesse
 di regno ti astrignesse,
 diasi liberamente
 questa misera salma [illeggibile] ai forti impegni
1600de la grandezza tua. Ti basti Aristia;
 e Farnace a te serba, almo sostegno
 del tuo onor, del tuo sangue e del tuo regno.
 MITRIDATE
 Del tuo timor si sdegneria qualunque
 Mitridate non fosse. Omai per fermo
1605tienti, e ti do mia féde, che per Farnace
 conservo amor di padre
 e che seco vivrai lunghi e felici
 giorni, se da la man del figlio istesso
 non ricevi la morte.
 FARNACE
                                       Ah! Che a me stesso
1610prima vita torrei che a te, mio bene.
 Questo ormai ti rincori. (Piano ad Aristia)
 ARISTIA
                                                                    Il fin si attenda. (Piano a Farnace. Dorilao, seguito da due paggi, i quali depongono poscia sopra il tavolino due bacini d’oro, in nell’uno de’ quali sono un vase e una tazza e nell’altro una ghirlanda di edera)