Caio Fabbricio, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XIII
 
 VOLUSIO e i sopradetti
 
 VOLUSIO
                                   Né ingiusta fia,
 te giudice, o signor, la morte mia.
 FABBRICIO
 Volusio.
 SESTIA
                  O dei! Sposo, mio amor, mia pena Volusio...
 VOLUSIO
 Signor che le altrui veci
 qui adempi a giudicarmi,
1460quanto già mi risparmi
 di orror! Veduto in Pirro
 un giudice tiranno qui avrei,
 di tutti gli odi miei barbaro oggetto;
 e avria preso un aspetto
 da lui la mia condanna assai più atroce.
 ma poiché man sì cara
1465dee segnarne il decreto,
 col più placido core e col più forte,
 a incontrar mi vedrai supplicio e morte.
 FABBRICIO
 Morte e supplicio a te verrà; ma alora
 che dal giudice tuo sarai convinto.
 VOLUSIO
1470Tutto Il gran mio Il sol Lo so, il delitto, onde accusato io sono,
 sta ne l’aver voluto uccider Pirro.
 FABBRICIO
 Nel conflitto era gloria e qui era colpa.
 VOLUSIO
 E qui era colpa.
 VOLUSIO
 E qui...
 FABBRICIO
                 Volusio, avverti
 che il giudice di Pirro in me ti ascolta.
 VOLUSIO
1475Mi ascolti e mi condanni.
 SESTIA
                                                 Ah! No. Se m’ami,
 abbi di Sestia, abbi di te pietade.
 Giustifica te stesso. Arte supplisca,
 Tutto fa per salvarti. Arte supplisca,
 ove manchi ragion...
 VOLUSIO
                                        Che?Tu potresti Mi vorresti
 tal viltà consigliarmi? Orror ne avresti Vile così? Tu stesso orror avresti
 tu stesso. Ben conosci il nobil core. Vile così? Tu ancor ne avresti orrore.
1480Tolga il cielo, o signore,
 ch’io per tema di pena il ver ti asconda.
 Volli uccider in Pirro
 il nemico e ’l rival. Due faci faci a l’ira
 Roma e Sestia accendea.
 Nol feci se lo potea
1485A Il colpo, che impedii, non mi discolpi
 da quello che non feci
 e che s’ora potessi, anco ’l io lo pur farei.
 Per la patria e per te morendo, o sposa,
 non mi posso pentir degli odi miei.
 FABBRICIO
1490Figlia, dal tuo Volusio
 prendi l’ultimo addio.
 SESTIA
                                           L’ultimo? Ah! Padre.
 FABBRICIO
 E lagrime e querele
 con me risparmiar puoi. Vanne, ed altrove
 E se al dolor non sai far petto, altrove
1495sul destino di lui piangi, se ’l vuoi.
 SESTIA
 Misero! Ah! Oh! Pirro ancora
 [illeggibile] fosse giud il giudice tuo. Potrei sperarlo
 inesorabil meno;
 o qualche sfogo almeno
1500potrei dare al mio affanno,
 la fierezza accusando
 del carnefice tuo, del tuo tiranno.
 FABBRICIO
 Sestia. (Fiero)
 SESTIA
                 Ahimè! Nei trasporti
 del mio dolor perdo ragion. Perdessi
1505così anche vita. Padre,
 tutto usa il tuo rigor. Mal lo dividi.
 Me ancor condanna, se Volusio uccidi.
 VOLUSIO
 Cara Sestia, ai lamenti
 pon freno. In pace soffri
1510la morte mia. Non accusarne il padre.
 Incolpane il mio fato.
 SESTIA
 E fato e sposo e Pirro e Roma e padre,
 tutto iniquo è per me, tutto [illeggibile] spietato.
 FABBRICIO
 Non più. gGià mi facesti
1515abbastanza arrossir de’ tuoi sospiri.
 I tuoi ciechi desiri, onde vorresti
 che lui vile e me ingiusto, e me ingiusto e lui vil, dal core esiglia.
 vorrian dal core esiglio.
 Vanne e sii meno amante o sii più figlia.
 SESTIA
 
    Che barbara sorte!
1520Lo sposo va a morte;
 il padre il condanna,
 che sorte tiranna!
 E ancor mi si vieta
 lo sfogo al martir.
 
1525   No, padre. No, sposo,
 puoi tu troppo austero,
 tu troppo pietoso,
 vietarmi il lagnarmi
 ma tormi non puoi
1530l’amar e ’l morir.