Mitridate, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA V
 
 FARNACE e ARISTIA
 
 ARISTIA
 Vedi se può fortuna
 far peggio in nostro danno.
 FARNACE
 In questo non saremmo aspro destino,
1205se tu...
 ARISTIA
                Risparmia affanni
 a chi è presso a morir.
 FARNACE
                                           Tanti fec’io
 sforzi in comun salvezza; e saran questi
 cagion de la tua morte e de la mia?
 ARISTIA
 No, Farnace. In me sola
1210finiranno tant’ire.
 Gl’interessi del regno,
 i riguardi del sangue,
 gli affetti di Apamea, Ladice, tutti
 parleranno per te. Vivrai. Tu ’l devi
1215a tanti voti, al mio pur anche il devi.
 Né temer ch’io nud’ombra
 ti venga a rinfacciar mesta e sdegnosa
 altro amore, altra fede ed altra sposa.
 FARNACE
 Oh! Se volesse mai rabbia di sorte
1220dividerne per morte,
 non ad altro vivrei che a vendicarti.
 Correr farei di sangue
 i domestici lari;
 confonderei più stragi in una; e d’ossa
1225tronche ed informi un rogo sol farei;
 e a gittar poscia ne l’orribil fiamma,
 chiamando Aristia, anche me stesso andrei.
 
    Sì. Vorrei, mio solo amore,
 vendicarti e poi morir.
 
 ARISTIA
 
1230   No. Mi fai già di dolore
 sol col dirlo, o dio! languir.