Caio Fabbricio, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XIV
 
 TURIO e i suddetti
 
 TURIO
                               Se in vani
1025contrasti anco indugiate,
 vana è la mia pietà. Sestia, convienti
 o fuggir con Volusio
 o vederlo perir. Se tu rimani,
 non ho il frutto de l’opra. Il cor di Pirro
1030a Bircenna si dee, tu gliel lo ritieni.
 La tua fuga gliel renda;
 e Glaucilla, a cui servo, a me fia grata.
 VOLUSIO
 Sestia, ancor tu ripugni? Addio, crudele.
 Vado incontro ai custodi e sfido morte.
 SESTIA
1035Senti. Che dirà il padre?
 TURIO
 Ne approverà la fuga.
 Questo sia mio pensier. La via che guida
 fuor de le mura è quella. Ivi ne siegui
 tu a lento passo per non dar sospetto.
 SESTIA
1040Amor, vincesti. Il cor mi batte in petto.
 
    Zelo vuol ch’io serbi a Roma
 un eroe nel caro amante.
 Ma chi mai lo crederà?
 
    Non è zelo del tuo core,
 egli è amore ognun dirà.
 
    Zelo vuol ch’io serbi a Roma
 un eroe nel fiero degno caro amante.
 Zelo il dissi e ’l cor tremante
 vuol ch’io taccia e ’l dice amore.
 
1045   Ma sia questo amore o zelo,
 purché viva il mio diletto,
 in lui serve un casto affetto
 a la patria ed al mio core. (Ovvero)
 
 Quel voler sbandir dal petto da un’alma
1050ogni senso ed ogni affetto
 è letargo e sembra calma,
 stupidezza e non valore.
 
 Ballo di maschere de pulcinelli e de’ covielli.
 
 Fine dell’atto secondo