Caio Fabbricio, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XII
 
 PIRRO e SESTIA
 
 SESTIA
980(Il mio Volusio difensor di Pirro?
 Che O magnanimo cor!)
 PIRRO
                                               Quanti ad un tempo
 tradimenti e perigli!
 Tanto vil donna? E tanto
 plebeo soldato? Eh! No. Meglio apro gli occhi.
985In colei la superba
 Bircenna io scorgo e in questo?...
 «Pirro, a ucciderti venni e ti salvai».
 Salvarmi a un tempo e minacciar? Far quello
 un può de’ miei macedoni. Dir questo
990uno sol può de’ tuoi romani. Ah! Sestia,
 Sestia, tu ’l sai. Tu ancora mi tradisci.
 SESTIA
 Io?
 PIRRO
          Nol negar. Già ti condanna il volto.
 Sestia, tu ’l sai. Tu ancora mi tradisci.
 Quegli era il tuo Volusio; e la mia morte
 qui con lui consigliasti. O iniqua! O ingrata!
 SESTIA
995Dimmi ingrata, hai ragion, se è sconoscenza
 il non poterti amar. Ma iniqua, a torto
 mi chiami. È ver. Quegli è Volusio. Il trasse
 qui amor ma ti difese e ti diè vita.
 PIRRO
 Per ritormela ei stesso. Egli l’onore
1000ne invidiò ad altro braccio.
 Al suo lo riser Ma grazie al ciel; r
 Al suo lo riserbava, a te il dovea.
 Ma grazie al ciel rotta è la trama. Invano
 tenterà di fuggirmi.
 A te ricondurrollo. Avrò, spietata,
1005con che farti tremar. L’alma disponi;
 e non più t’ostinar che nol consente
 l’amor di Pirro e ’l tuo destin presente.