Caio Fabbricio, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA II
 
 BIRCENNA e poi PIRRO, FABBRICIO e CINEA
 
 BIRCENNA
 Io Bircenna, io di Glaucia
 la figlia, io la giurata
 sposa di Pirro avrò disciolti i legni
590da l’illiriche sponde
 per soffrir qui i miei torti e poi derisa?...
 No, Pirro, o la tua fede
 voglio o ’l tuo sangue. Non mi cal di rischio,
 purché fugga vergogna. Eccolo. Al regio
595manto il ravviso, al portamento altero
 e più al volto guerriero. (Si ritira in disparte)
 FABBRICIO
 E le falangi e gli elefanti e tutto
 vidi il tuo campo.
 PIRRO
                                   E visto avrai né forse
 senza qualche tua pena,
600se dopo il suo trionfo
 sia più debole Pirro.
 FABBRICIO
 Qual fer senso a Fabbricio i tuoi tesori,
 tal l’armi tue. Compiansi
 di tante genti il fato
605che hai qui tratte a perir. (Bircenna si avanza)
 PIRRO
 BIRCENNA
                                                  Gran re...
 PIRRO
                                                                      Cinea, (La guarda e subito poi si volge a Cinea)
 costei ravvisi?
 CINEA
                             Ella è straniera. Ai panni
 sembra illirica e forse...
 PIRRO
 Si arretri e attenda. (A Cinea)
 BIRCENNA
                                        Il cenno intesi. (A Pirro) (A pena
 mi degnò d’uno sguardo). (Si ritira)
 PIRRO
610Come e quando finir tra Pirro e Roma (A Fabbricio)
 possa la dubbia guerra,
 lo san gli dii.
 FABBRICIO
                           Gli onesti patti adempi
 ed io gli ulivi appresterò di pace.
 BIRCENNA
 (Pirro si obblia. Soffre Bircenna e tace).
 PIRRO
615Risparmiar tante stragi
 sta in tuo poter.
 FABBRICIO
                                Roma il poter mi diede
 di espor, non di cambiar l’alte sue leggi.
 PIRRO
 Anco a lei piacerà che taccian l’armi,
 che Pirro le sia amico e ch’io far degni
620d’una sua cittadina
 una sposa regina.
 FABBRICIO
 Disio t’inganna. Un’immutabil legge
 vieta al popol quirin nozze straniere.
 A chi Roma ha per patria,
625fuor di lei tutto è vil.
 PIRRO
                                        Ma s’io... (Bircenna [illeggibile] di nuovo si avanza)
 BIRCENNA
                                                           Già attese (A Pirro)
 oltre il dover chi di Bircenna in nome
 a te vien...
 PIRRO
                      Che insolenza! (A Bircenna con ira)
 CINEA
 Non m’ingannai. (Piano a Pirro)
 PIRRO
                                   Qui grave affar di regno (A Bircenna)
 m’occupa. Agio avrai tosto
630di espormi i sensi tuoi.
 BIRCENNA
                                             Come a te piace. (Si ritira come sopra)
 (Per poco ancor soffre Bircenna e tace).
 PIRRO
 A l’amor mio di Roma (A Fabbricio)
 non cal né di sue leggi. Il tuo mi basta
 consenso e quel di Sestia.
 FABBRICIO
                                                 A chi gli è servo
635così parli chi è re.
 PIRRO
                                   Né a suo talento (Fiero)
 può dispor di sua preda un vincitore?
 FABBRICIO
 Un tiranno il potria. Pirro ha virtute.
 PIRRO
 E amore ancor che più di quello è forte. (Bircenna pur si avanza)
 Sestia, che è spoglia mia, siami in consorte.
 BIRCENNA
640Sestia in consorte? Il grande affar di regno,
 che t’occupa, è cotesto?
 PIRRO
                                             Olà.
 BIRCENNA
                                                        No, Pirro.
 Tu obblii la fede. Io la ragion sostengo
 per Glaucia e per Bircenna.
 Sovvengati. Le nozze
645segnasti e le hai giurate. Ella tua sposa
 sciolse dal patrio lido. Atra procella
 in queste la gittò spiagge, ove a pena
 prender terra poté. Pochi salvarsi
 de’ suoi. Quasi il naufragio invidia a tanti
650miseri che perir, sì le dà pena
 il saperti infedel. Pirro, che alfine
 tu le renda ragion, sospira e chiede.
 Guardisi da l’oltraggio
 d’un rifiuto il tuo cor. Quell’alma fiera,
655anche in mezzo al tuo campo, ai lauri tuoi,
 sapria farti tremar. Furie di donna
 esser ponno funeste anco agli eroi.
 
    Pirro sei ma un altro Pirro,
 re qual tu, fu invitto e forte
660ma spergiuro; e in lui di morte
 si punì l’infedeltà.
 
    Frigia schiava a lui trar piacque,
 qual tu amante, al patrio lido;
 ma in suo mal divenne infido
665a una regia achea beltà.