Mitridate, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA PRIMA
 
 MITRIDATE e APAMEA
 
 APAMEA
 Questo imploro, o signor, che tu ritardi,
 non che tu sciolga l’imeneo.
 MITRIDATE
                                                     Né sciorlo
 posso né ritardar. Data è la fede.
 APAMEA
 Qual fa ingiuria a tua fede un breve indugio?
 MITRIDATE
415E da l’indugio qual vantaggio attendi?
 APAMEA
 Che di Farnace il cor si cangi e m’ami.
 MITRIDATE
 Saprà farlo cangiar paterno impero.
 APAMEA
 Sposo il vorrei da amore e non da forza.
 MITRIDATE
 Pronubo non è amor di regie nozze.
 APAMEA
420E i preghi di Apamea nulla otterranno.
 MITRIDATE
 O diverso dal cor parla il tuo labbro
 o Apamea per Farnace ha sol disprezzo.
 APAMEA
 Il vorrei; ma non posso. Ah! Troppo io l’amo.
 MITRIDATE
 L’ami; e a chi l’offre a te la man rispingi?
 APAMEA
425In veder lui restio, mi arretro e soffro.
 Chi sa che tanta un giorno
 sofferenza nol vinca?
 Questo giorno verrà. Mio re, l’attendi;
 e non espormi al danno e a la vergogna
430d’un mortal odio o d’un rifiuto aperto.
 MITRIDATE
 Tanto in te di virtù, tanto di merto
 ravviso, o principessa,
 che più m’invoglio ad affrettare al figlio
 l’onor d’esserti sposo.
435Lasciane. Ei viene a noi.