Mitridate, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA VI
 
 MITRIDATE, LADICE, ARISTIA, poi GORDIO e i due ambasciadori armeni col loro seguito. Partono con Farnace le sue guardie dalla porta destra. Parte il capitan delle guardie al comando di Mitridate per la porta sinistra e torna. Dalla porta sinistra esce Gordio tolto in mezzo dai due ambasciatori armeni e dietro loro il seguito degli armeni, i quali tutti si avanzeranno più di tutte le altre guardie ma in fila e tutti dalla parte sinistra. Ascendendo al trono suonano timpani e trombe
 
 ARISTIA
160(Che virtù!) (A piano)
 LADICE
                           Che insolenza! (A Mitridate)
 MITRIDATE
                                                        Andiam sul trono, (A Ladice)
 Gordio, e i legati armeni entrino a noi; (Al capitano delle sue guardie)
 e di Ladice Farnace parlerem dipoi. (A Ladice. Presa per mano Ladice ascende seco sul trono. Suonano intanto i timpani e le trombe ed entrano Gordio e gli ambasciatori armeni, i quali si presentano al trono di Mitridate)
 GORDIO
 Del recente trionfo,
 che col braccio del figlio a la tua fronte
165gli allori accresce e le corone, o sempre
 re Mitridate invitto, il re gran Tigrane,
 a l’ombra del cui scettro un’aurea etade
 vivon felici e l’una Armenia e l’altra,
 tutto sente il piacer. Per quei maggiori,
170che nel cor bellicoso
 volgi, in auspicio il prende e a secondarli
 quanto può moverà di forze e d’armi.
 Sui in avvenir saranno
 nemici i tuoi, comuni
175e le guerre e le paci. I sacri patti
 qui per lui segneranno Eumaco e Arasse.
 Per l’arduo impegno anticipato il prezzo
 ne le nozze ei ti chiede
 di Apamea sua germana
180col tuo figlio Farnace. In suon di gioia
 n’eccheggino l’Eusin, l’Eufrate e ’l Tigri;
 i tiranni de l’Asia
 ne impallidiscan di spavento; e tanta
 parte di mondo ingiustamente oppressa
185risorga a nuova spene
 d’infrante calpestar le sue catene.
 MITRIDATE
 Se’io pregiarmi più debba
 di quanto mi concede
 o di quanto mi chiede il re [illeggibile] re Tigrane,
190non so. Sua regal madre
 passò dal soglio armeno a quel del Ponto
 e mia sposa divenne.
 Farnace, che è mio figlio, avrà per gloria
 che la germana di sì gran regnante
 con rara dote di beltà e virtude
195il suo talamo onori.
 Vi applaudo e ’l voglio; e alora
 che del regio imeneo splendan le tede,
 oggi ciò fia, su l’are coronate
 porrem la destra e giurerem la fede. (Inchinati al re e a la regina, partono Gordio e gli armeni; e quegli intanto scendono dal trono. Partono Gordio con i due ambasciatori e sue guardie)