Mitridate, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA V
 
 OSTANE
 
 OSTANE
1520Così va. Nei gran mali
 la colpa è dei più deboli. Ma poco
 di ciò, di Aristia ho pena. Ella esser deve
 certo in qualche aspro rischio.
 Me ne avvidi alle smanie
1525della regina; e in queste
 di ravvisar mi parve anche la madre.
 Insomma è ver che se non bada al saggio
 parlar di chi dall’uso e dall’etade
 è addottrinato, gioventù si perde.
1530Statene in guardia, o voi
 di fresca guancia e di bel volto adorne.
 Siavi Aristia in esempio. A lei sol venne
 onta, danno  e periglio
 dal seguir genio e dal fuggir consiglio.
 
1535   Qual pro da cocchio aurato,
 senza una man che il regga
 e i fervidi destrier freni e corregga?
 A rompersi egli va tra balze e sassi.
 
    Beltà, qualor rigetti
1540da sé consiglio e guida,
 spinta dai caldi affetti,
 ove non dee, trascorre e a perder vassi.