Lucio Vero, Venezia, Niccolini, 1700

 SCENA XVI
 
 VOLOGESO e li suddetti
 
 VOLOGESO
 (A la pubblica vista, in vile ammanto,
 dove son tratto? Io ne l’arena? O stelle!) (Alza gli occhi e vede Lucio Vero, poi Berenice)
 A supplizio sì infame,
 cesare, i re condanni? E tu spergiura,
355così mi salvi? E siedi
 giudice e rea de la mia morte? (O pena!)
 LUCIO VERO
 Che veggio? Ah Berenice! (Berenice si gitta nell’anfiteatro)
 BERENICE
 Io spergiura a te sono?
 Eccomi, Vologeso,
360tua compagna al supplizio. Or di tua morte
 né rea né spettatrice (S’apre una picciola porta)
 non sarà Berenice. Ommai satolla,
 cesare, la tua rabbia.
 LUCIO VERO
                                         Olà, custodi...
 Aimè! Tardo fu ’l cenno. (N’esce una tigre)
 VOLOGESO
365Sposa, ti salva.
 BERENICE
                              Ecco la nostra morte.
 VOLOGESO
 Deh fuggi.
 BERENICE
                       Io prima...
 LUCIO VERO
                                             (Ah, che far posso?) Prendi,
 Vologeso, il mio ferro e ti difendi. (Lucio Vero gitta la sua spada a Vologeso, con cui va incontro alla tigre. Accorrono ad un cenno dell’imperadore i custodi de’ giuochi che finiscono d’ucciderla. Lucio Vero scende dall’alto e poco dopo rientra per la gran porta nell’anfiteatro, seguendolo Claudio, Lucilla, Aniceto e le guardie)
 BERENICE
 Genti, servi, custodi,
 accorrete, svenate
370l’ingorda belva e l’idol mio serbate.
 CLAUDIO
 Strano evento.
 LUCILLA
                              Andiam, Claudio. Io son tradita.
 VOLOGESO
 Cadde la belva.
 BERENICE
                               E tu ne uscisti illeso?
 VOLOGESO
 Salvo è ’l tuo Vologeso.
 BERENICE
 
    Dirai più ch’io sia spergiura?
 
 VOLOGESO
 
375Nol dirò, fedel consorte.
 
 BERENICE
 
    Gastigarti con più amarti
 voglio, o cuor di poca fede.
 
 VOLOGESO
 
    Fu mia pena assai più dura
 il terror de la tua morte.