Mitridate, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IV
 
 FARNACE incatenato le mani e i suddetti
 
 MITRIDATE
1180Son palesi le trame.
 Non è amor, non Aristia
 che ti ritrae dall’ubbidirmi. È Roma.
 Roma, sì, ti ha sedotto. A lei tu servi
 contro di Mitridate. Io n’ho altri indizi;
1185e costei, cui le vene
 empie sangue romano, è il pegno, è il prezzo,
 per cui tradisci la tua gloria e il padre.
 FARNACE
 Qual ombra? Qual inganno?...
 MITRIDATE
 Taci. Già sai qual pena
1190minaccian le mie leggi. Ottantamila
 romane anime a Pluto in un sol giorno
 diede un sol mio comando. Io faccio a Roma
 la guerra, ovunque è Roma.
 La trovo in voi; né esenti
1195andran dal comun fato
 femmina così rea, figlio sì ingrato.
 
    Principierò dal vostro
 sangue a far guerra a Roma,
 anime scellerate.
 
1200   Tu donna vil, tu mostro
 di fellonia, tu nuora?
 Tu erede a Mitridate?
 Miseri, v’ingannate.