Mitridate, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 MITRIDATE e ARISTIA
 
 MITRIDATE
 Femmina, a me rispondi e che non t’esca
 dal labbro, avverti, né dal cor menzogna.
 ARISTIA
1155Mentir non può chi nulla teme.
 MITRIDATE
                                                           In quale
 terra nascesti?
 ARISTIA
                              Il mondo
 mi è patria. Altro non so.
 MITRIDATE
                                                Qual furo e donde
 i genitori tuoi?
 ARISTIA
                               Gli dii lo sanno.
 MITRIDATE
 Della loro bassezza
1160il tuo silenzio è testimon.
 ARISTIA
                                                Bassezza
 non fu mai nel mio core; e l’opre mie
 mai non mi rinfacciar viltà di sangue.
 MITRIDATE
 Opra invero gentile il darti in preda
 furtivamente al tuo amator!
 ARISTIA
                                                     Se sposo
1165mio lo dirai, pregio è l’accusa e lode.
 MITRIDATE
 Farnace sposo tuo?
 ARISTIA
                                      Sì, dai più sacri
 vincoli di onestade a me congiunto.
 MITRIDATE
 Che degna nuora a Mitridate! E come
 ti prese per Farnace il folle amore?
 ARISTIA
1170Conobbi la sua fede;
 vidi la sua virtù; mi amò; l’amai.
 MITRIDATE
 Quando ciò fu?
 ARISTIA
                               Quand’egli ostaggio in Roma
 era per Mitridate.
 MITRIDATE
 In Roma?.. Ah, Gordio il ver mi disse... In Roma?
1175Farnace a me. (Alle guardie) Segrete
 co’ miei nimici intelligenze ei passa.
 Romana sei.
 ARISTIA
                          Se il fossi,
 ne arrossirei? Schiava da’ miei primi anni...
 MITRIDATE
 Sogni. Bugie. Farnace.