Mitridate, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 FARNACE e ARISTIA, con seguito di soldati
 
 FARNACE
 Siamo nel fedel campo. Io t’ho pur tratta
 dalla barbare mani
 de’ tuoi nimici e miei.
 ARISTIA
                                            Deh, che facesti?
 Deh, che far pensi?
 FARNACE
                                      Viver tuo e salvarti.
 ARISTIA
840Questa misera vita
 merita, o dio! che tu le sveni il sacro
 dover di figlio e la tua gloria istessa?
 Per me sarà Farnace
 un figlio ingrato, un suddito ribello?
 FARNACE
845Odio anch’io questi nomi; e queste colpe
 anche a me fanno orrore.
 Ma mi si lasci Aristia
 né mi si astringa a peggio.
 ARISTIA
 Parmi già di veder il regal padre
850d’ira armato e di ferro...
 FARNACE
 L’ire rispetterò; col petto ignudo
 incontrerò quel ferro;
 ma mi si lasci Aristia
 o prometter di me null’altro posso
855che dolor disperato e amor feroce.
 ARISTIA
 Caro principe, lungi
 sì rei pensier. Ti abbraccio (S’inginocchia)
 le ginocchia e le spargo
 di lagrime e ti prego.
860Torniamo in Eraclea. Torniamo al padre.
 Getta al suo piè quel ferro,
 ferro ancora innocente.
 Merita il suo perdono;
 e di me non ti caglia,
865s’anche debba morir. La morte mia
 assolve la tua fede,
 ti toglie di periglio e in miglior nodo
 ti riconcilia il padre.
 FARNACE
 Crudel! Ti avrò salvata
870per poi condurti io stesso
 vittima all’odio altrui? Dimmi, e fia meglio
 che questa man, che questo
 acciar sia il tuo omicida.
 Torrò almeno così, torrò quest’empio
875trionfo a’ tuoi nimici. (S’ode in lontano suono di timpani e trombe)
 ARISTIA
 Oimè, qual suon! Forse il re fia...
 FARNACE
                                                              Guerrieri,
 custoditemi Aristia.
 ARISTIA
                                       E tu risolvi?...
 FARNACE
 O salvarti o morir.
 ARISTIA
                                     Sei figlio...
 FARNACE
                                                           E sposo.
 Ritirati. Al tuo aspetto
880crescerieno nel padre
 le furie, in me i perigli.
 ARISTIA
                                             Ah, temi colpa,
 non morte. Ancor ti prega il cor dolente.
 FARNACE
 Vanne. Tu reo puoi farmi e tu innocente.
 ARISTIA
 
    Senti e parto. (Pensa alquanto e poi risoluta)
885Segui pur il tuo consiglio,
 sposo ingiusto, iniquo figlio.
 Il mio ancora io seguirò.
 
    Da un colpevole furore
 l’innocenza del mio amore,
890no, tradir non lascerò. (Entra in una tenda vicina)