Lucio Vero, Venezia, Niccolini, 1700

 SCENA XIII
 
 BERENICE ed ANICETO con guardie
 
 ANICETO
 Agli attesi spettacoli sol manca
 l’alto onor de’ tuoi sguardi.
 Là cesare ti attende. Ecco i custodi.
 BERENICE
 Parto, Aniceto, e lieta
285vi andrei con un tuo dono.
 ANICETO
 Ad augusto, al mio zelo
 servo nel tuo voler. M’apri ’l tuo core.
 BERENICE
 (Secondi il ciel ciò che mi detta amore).
 Nacque parto e vassallo a Vologeso
290quei cui spronò poc’anzi un cieco zelo
 al delitto infelice. A lui dee molto
 l’Armenia, il re mio padre e Berenice.
 Giusta è ben la sua pena e giusta è l’ira
 del tuo signor. Pur salvo il bramo.
 ANICETO
                                                               Ei troppo,
295regina, è reo.
 BERENICE
                           Ma reo per troppo zelo.
 ANICETO
 Chi più di Berenice
 può nel cesareo cuor? Sol che tu ’l chiegga,
 a te fia la sua vita un facil dono.
 BERENICE
 Ho ragion che mel vieta;
300e a te serbo l’onor del suo perdono.
 ANICETO
 Io...
 BERENICE
           Sì, caro Aniceto,
 tu del reo, tu del misero m’impetra
 e vita e libertà.
 ANICETO
                               Cedo, regina.
 Non avrai sparsi inutilmente i voti.
305Salverò il prigionier.
 BERENICE
                                         Se ’l cor d’augusto
 tu mi rendi pietoso,
 io d’un gran bene ed egli
 ti sarà debitor del mio riposo.
 
    Su la tua fede
310parto con speme,
 se non con pace.
 
    Quel fier dolore
 che in sen mi freme
 non lascia il cuore
315ma sol vi tace.