Mitridate, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XI
 
 FARNACE e DORILAO
 
 FARNACE
 Andiamo; e a fronte di un poter tiranno
 il pudico amor mio vinca e trionfi.
 DORILAO
 Cauti consigli, o prence...
390In tal destin sceglier ti giovi. Il danno
 accrescono gli audaci.
 FARNACE
                                          Eh, di salute
 non ho altra via che il perdermi.
 DORILAO
                                                             E ti perdi,
 se al genitor contrasti. A lui ne’ primi
 impeti poco costa il dar comandi
395che la natura oltraggino. I rimedi,
 che non trova la forza, appresta il tempo.
 Se di te non ti move
 pietà, quella ti vinca
 del periglio di Aristia.
400Cedi per meglio vivere.
 FARNACE
                                              E sì vile
 sarò?...
 DORILAO
                 Poi penseremo i più sicuri
 mezzi a sfuggir periglio e uscir di affanno.
 FARNACE
 Lasciami. O crudel donna!
 O cara Aristia! O genitor tiranno!
 
405   Se mi togliete quella
 ch’è vostro dono, o dei,
 alma innocente e bella,
 tutte le colpe mie vostre saranno.
 
    A voi non fanno oltraggio
410i casti affetti miei;
 anzi adorando in lei
 del vostro lume un raggio, onor vi fanno.
 
 Il fine dell’atto primo