Mitridate, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 MITRIDATE, LADICE, ARISTIA, poi GORDIO e i due ambasciadori armeni col loro seguito
 
 ARISTIA
 (Che virtù!) (A piano)
 LADICE
                           Che insolenza! (A Mitridate)
 MITRIDATE
                                                        Andiam sul trono. (A Ladice)
 Gordio e i legati armeni entrino a noi. (Al capitano delle sue guardie)
 E di Farnace parlerem dipoi. (A Ladice. Presa per mano Ladice ascende seco sul trono. Suonano intanto i timpani e le trombe ed entrano Gordio e gli ambasciadori armeni, i quali si presentano al trono di Mitridate)
 GORDIO
165Del recente trionfo,
 che col braccio del figlio alla tua fronte
 gli allori accresce e le corone, o sempre
 re Mitridate invitto, il gran Tigrane,
 all’ombra del cui scettro un’aura etade
170vivon felici e l’una Armenia e l’altra,
 tutto sente il piacer. Per quei maggiori,
 che nel cor bellicoso
 volgi, in auspizio il prende e a secondarli
 quanto può moverà di forze e d’armi.
175Sui in avvenir saranno
 nimici i tuoi, comuni
 e le guerre e le paci. I sacri patti
 qui per lui segneranno Eumaco e Arasse.
 Per l’arduo impegno anticipato il prezzo
180nelle nozze ei ti chiede
 di Apamea sua germana
 col tuo figlio Farnace. In suon di gioia
 n’echeggino l’Eusin, l’Eufrate e il Tigri;
 i tiranni dell’Asia
185ne impallidiscan di spavento; e tanta
 parte di mondo ingiustamente oppressa
 risorga a nova spene
 d’infrante calpestar le sue catene.
 MITRIDATE
 S’io pregiarmi più debba
190di quanto mi concede
 o di quanto mi chiede il re Tigrane,
 non so. Sua regal madre
 passò dal soglio armeno a quel del Ponto
 e mia sposa divenne.
195Farnace, ch’è mio figlio, avrà per gloria
 che la germana di sì gran regnante
 il suo talamo onori.
 Vi applaudo e il voglio; e allora
 che del regio imeneo splendan le tede,
200oggi ciò fia, su l’are coronate
 porrem la destra e giurerem la fede. (Inchinati al re e alla regina, si partono Gordio e gli armeni; e quegli intanto scendono dal trono)