Mitridate, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA V
 
 LADICE, poi MITRIDATE, FARNACE, ARISTIA, seguito di capitani, di soldati, eccetera
 
 LADICE
 (Nel dolor della figlia
 sa Ladice i suoi torti.
 Ma tace ancor. Sia quanto vuole accorto,
 non fuggirà al mio sguardo
130quell’oltraggioso amor ch’arde in due petti.
 Basta... Accertar vo’ meglio i miei sospetti).
 MITRIDATE
 Regina, ecco in Farnace
 di Mitridate un degno erede. In esso
 ringiovenisco; e con tal figlio al fianco
135Roma più mi paventi.
 Tu qual madre l’accogli; e in lui non tanto
 di Mitridate il sangue
 che il valor suo, le sue vittorie onora.
 ARISTIA
 (Più bello il trovo in tanta gloria).
 LADICE
                                                               Illustre
140germe di chi fra i re primo risplende,
 vieni agli amplessi... (Si avanza verso Farnace)
 FARNACE
 Un tanto onor, perdona, (Ritirandosi modestamente).
 l’opre mie troppo eccede,
 se pur son opre mie quelle che han fatte
145l’armi del padre, la fortuna e il nome.
 LADICE
 (Modestia ostenta e livor copre).
 MITRIDATE
                                                             A tempo
 qui ’l ciel ti trasse. Oggi l’Armenia e il Ponto
 hanno a segnar di stabil pace i patti.
 Roma, che sovra i re d’alzar pretende
150un tirannico giogo,
 ne tremerà. Tu ancora
 udrai...
 FARNACE
                 No, sire. A me vassallo e figlio
 non convien che ubbidir. Non entro a parte
 de’ tuoi gravi consigli. Addottrinato
155dal lungo uso del regno e da cotanti
 ravvolgimenti della varia sorte,
 a tuo piacer disponi
 e di guerra e di pace,
 e dirò ancor di questa
160vita. Tu padre, tu signor mi sei.
 Sol lascia in libertà gli affetti miei.