Mitridate, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IV
 
 LADICE e APAMEA
 
 LADICE
 Apamea, non ti scorgo
 con quella ilarità che suole in volto
110spargersi a chi ben ama ed è vicino
 a goder dell’oggetto, ond’ei sospira.
 APAMEA
 Ah, madre...  di Farnace
 LADICE
                                               Il so; ti affligge
 la lontananza. In breve
 dal Bosforo già vinto,
115a’ piè del padre ei recherà gli allori.
 APAMEA
 Ma speran poco i miei dolenti amori.
 
    Quando nel fitto verno
 spunta l’erbetta e il fior,
 nasce ad un punto e muor,
120che il gel l’opprime.
 
    Tal se un balen di spene
 mi viene a lusingar,
 tosto lo fan sgombrar
 dal tenebroso cor
125le nebbie prime.