Mitridate, Vienna, van Ghelen, 1728

 SCENA ULTIMA
 
 LADICE, poi APAMEA, GORDIO, OSTANE e i suddetti
 
 LADICE
                                                           Ahimè!
 Fermati. Ahimè! Vanne, empia tazza, e teco
 la venefica gemma.
 FARNACE
1635Viene a sturbarmi questa furia ancora?
 MITRIDATE
 Ladice...
 LADICE
                   O dolce figlia! O cara Eupatra!
 Io t’ho quasi in un punto
 ritrovata e perduta.
 ARISTIA
 (Son fuor di me).
 MITRIDATE
                                   Che dici? (A Ladice)
 LADICE
1640Mitridate, sì, questa è quella Eupatra,
 pianta da me vent’anni.
 Il ciel m’ebbe pietà, quand’io più indegna
 n’era. Viscere mie, t’ho quasi uccisa
 col reo veleno in quell’anel racchiuso.
1645Qual pianto, qual supplicio
 purgato avria sì abbominevol colpa?
 FARNACE
 (Falso non era il suo dolor).
 ARISTIA
                                                    Regina,
 madre, non l’oso ancor, né ciò ch’io pensi
 né ciò che dica or so. Passar repente
1650da l’esser di tua serva a quel di figlia?
 MITRIDATE
 Principessa, se i forti
 riguardi de l’impero
 mi rendettero avverso a’ tuoi desiri,
 questo, che senza inganno
1655nel soave tuo sposo a te offerisco,
 pregevol dono ogni altro error corregga.
 ARISTIA
 Per lui, gran re, mali soffersi e mali
 maggiori soffrirei.
 FARNACE
 Reser giustizia al nostro amor gli dei.
 APAMEA
1660Salva sei; pur t’abbraccio.
 ARISTIA e APAMEA
 Mia diletta germana. (Si abbracciano)
 GORDIO
 In te Gordio anche onori
 la suora di Tigrane.
 OSTANE
 Si lasci anche ad Ostane
1665goder, se pianse. Aristia,
 che Aristia sempre a me sarai.
 ARISTIA
                                                          D’amore
 e tu sempre a me padre.
 GORDIO
 Quanti a noi beni apporta un sì felice
 discoprimento!
 FARNACE
                               A te assicura un figlio. (A Mitridate)
 ARISTIA
1670A me consorte e madre.
 LADICE
 Odio in me spegne e lutto.
 APAMEA
 Reca pace al mio amor.
 DORILAO
                                             Speranze al mio.
 MITRIDATE
 Ma tante gioie in me ricadon tutte
 quai linee in centro. I patti
1675così serbo a Tigrane,
 unendo il figlio a la real germana,
 per dover poi meglio far guerra a Roma
 e di lauri più illustri ornar la chioma.
 
    Lieti godano gli amori;
1680e poi Marte i suoi furori
 svegli a l’armi e intuoni guerra.
 
 CORO
 
    Lieti godano gli amori;
 e poi Marte i suoi furori
 svegli a l’armi e intuoni guerra.
 
 MITRIDATE
 
1685   Da l’Arasse e da l’Eusino
 scenda il turbine e vicino
 tu ’l paventa, ausonia terra.
 
 Segue il ballo dei seguaci del Piacere e dell’Allegrezza.
 
 Fine del dramma