Mitridate, Vienna, van Ghelen, 1728

 SCENA VII
 
 FARNACE, MITRIDATE, ARISTIA, coro dei seguaci del Piacere e dell’Allegrezza, che cantano e danzano, popolo, soldati, eccetera
 
 CORO
 
    Venga la coppia amante;
1560e a tante pene e tante
 per lei succeda e stabile
 sia ilarità e piacer. (Suonan di nuovo gl’instrumenti)
 
    Amor le scuota inante
 la bella sua facella;
1565e sien gli andati spasimi
 ragion di più goder. (Di nuovo la sinfonia. Scendono Farnace ed Aristia, rimanendo il coro sopra la macchina)
 
 MITRIDATE
 Ai preghi di Ladice, (Si avanza verso di loro).
 agli affetti del figlio, al comun voto
 e più che ad altro, Aristia,
1570al tuo cor generoso,
 vinti i sospetti rei, mi arresi alfine.
 Lieta vieni e sicura a quella sorte,
 da te bramata assai, sperata poco,
 ch’io t’accolga e t’abbracci, al figlio erede
1575degna compagna e sposa.
 ARISTIA
 Signor, la cui bontade
 discopre il generoso animo regio,
 se d’esserti umil serva
 mi degni, io stimo il dono
1580più che la vita, a cui mi rendi, e al pari
 del figlio, a cui mi unisci.
 Ma, sire, al mio perdona
 pusillanimo cor. So che ne l’alta
 tua mente, usa ai trionfi
1585di un aperto valor, non può aver loco
 fraude, d’alme plebee costume iniquo.
 Pur, se la mia viltà, s’altro interesse
 di regno ti astrignesse,
 diasi liberamente
1590questa misera salma ai forti impegni
 de la grandezza tua. Ti basti Aristia;
 e Farnace a te serba, almo sostegno
 del tuo onor, del tuo sangue e del tuo regno.
 MITRIDATE
 Del tuo timor si sdegneria qualunque
1595Mitridate non fosse. Omai per fermo
 tienti, e ti do mia fé, che per Farnace
 conservo amor di padre
 e che seco vivrai lunghi e felici
 giorni, se da la man del figlio istesso
1600non ricevi la morte.
 FARNACE
                                       Ah! Che a me stesso
 prima vita torrei che a te, mio bene. (Dorilao, seguito da due paggi, i quali depongono poscia sopra il tavolino due baccini d’oro, nell’uno de’ quali sono un vase e una tazza e nell’altro una ghirlanda di edera)