Mitridate, Vienna, van Ghelen, 1728

 SCENA VI
 
 MITRIDATE sedente ad un tavolino
 
 MITRIDATE
 Son io più Mitridate? Irresoluti
 perché così, miei forti affetti? Io quasi
 più non mi riconosco.
1545Non furono più giuste
 mai l’ire mie. Puniti
 ho cori meno perfidi. Se questa
 viltà, se queste smanie
 tu sapessi, o Farnace... Ah! Qual ne l’alma (Si ferma alquanto)
1550vienmi pensier!... Così convien. Si faccia; (Risoluto)
 e se possibil fia, basti al mio sdegno
 che dia pianto, non sangue, il figlio indegno. (Si leva)
 
    Quest’anima atroce
 ancor non sapea
1555che fosse pietà.
 
    Ne l’atto feroce
 di perder un figlio
 già ’l sente e Io sa. (Nell’atto di voler ripigliar l’aria, viene interrotto dalla sinfonia dell’accompagnamento che siegue. Preceduti da lungo corteggio di popoli e di soldati e da una allegra sinfonia, accompagnati dipoi da coro e da ballo, si avanzano sopra una macchina luminosa e riccamente ornata, la quale rappresenta la reggia del Piacere e dell’Allegrezza, Farnace ed Aristia nell’alto di essa seduti, con coro a’ piedi de’ musici che formano il coro. Giù per le logge calano nello stesso tempo dall’una e dall’altra parte le guardie reali)