Mitridate, Vienna, van Ghelen, 1728

 SCENA lI
 
 DORILAO e poi APAMEA
 
 DORILAO
 Tanto agli affetti altrui diedi sinora
1390che il mio... Vien chi l’accese.
 APAMEA
 
    Dimmi il vero, or che siam soli;
 amor mio, come stai tu?
 
    Di’ se piangi il ben che perdi
 o se è ver che ti consoli
1395una misera virtù.
 
 DORILAO
 Sì pensosa, Apamea?
 APAMEA
                                          Dimmi: «E sì mesta?»
 DORILAO
 Di che?
 APAMEA
                  E mel chiedi? Amo Farnace e ’l perdo.
 DORILAO
 Non credea che potesse esserti in pena
 opra ch’era in tuo voto.
 APAMEA
1400Eh! Prence, altro è ’l dovere, altro è l’amore;
 il dover fa i suoi sforzi;
 ma l’amor si risente; e alfin vien tempo
 che si accorge del danno e ne sospira.
 DORILAO
 Ma se ne pente alor?
 APAMEA
                                         No, che il pentirsi
1405senza pro gli torria quel suo di gloria
 miserabil conforto.
 DORILAO
 Ti ammiro e ti compiango.
 APAMEA
 Pietà rendanmi tutti; un fido amante
 siami in util consiglio e diami pace.
 DORILAO
1410Cancella di Farnace
 l’immagine dal core.
 APAMEA
 Sì altamente vi sta che ne dispero.
 DORILAO
 Altra ponvi in sua vece.
 APAMEA
 Ma qual? Di merto almeno egual l’addita.
 DORILAO
1415Di tanto io non mi pregio.
 Ma se conti in mio pro la lunga fede,
 le sofferenze...
 APAMEA
                             È questo
 quel generoso amor, ch’io ti richiesi,
 di amar sempre Apamea più che te stesso?
 DORILAO
1420Nol feci in ubbidirti?
 Per un rival mi esposi,
 e ciò ch’è più, per un rival che amavi.
 APAMEA
 Perché appunto io l’amava,
 quest’era il tuo dover.
 DORILAO
                                           Di Mitridate
1425l’ire in me provocai.
 APAMEA
                                        Qual è l’amante,
 cui per l’amato oggetto
 non sia caro il morir? Lo vantan tutti;
 e se pochi lo fan, vuoi tu de’ vili
 seguir l’esempio? Onorerò, se muori,
1430di lagrime il tuo rogo
 e la tua tomba spargerò di fiori.
 DORILAO
 Pietosa inver mercede!
 APAMEA
 Ritienti il tuo consiglio e vanne omai
 e sollecita pur le per me infauste
1435nozze, onde alcun di speme
 adito non mi resti.
 DORILAO
 E poi verrò dal tuo dolore a udirne
 rimproveri e querele...
 APAMEA
 E a soffrirle e a compiangere il mio amore
1440e del tuo a non parlar.
 DORILAO
                                           Beltà crudele!
 
    Quando a voler amar s’indusse il core,
 piacer mi presentò, mi ascose affanno.
 
    Or che penando ei sta: «Cor mio» gli dico
 «meschin, mi fai pietà, se il tuo fu errore;
1445crudel, sdegno mi fai, se il tuo fu inganno».