Mitridate, Vienna, van Ghelen, 1728

 SCENA PRIMA
 
 ARISTIA e DORILAO
 
 DORILAO
 Da te, ch’esserne stanca
1360dovresti omai, fugga spavento; e vanne
 al tuo sposo e al tuo re.
 ARISTIA
                                            Vizio di lunga
 miseria siasi o di vicini mali
 siasi presentimento,
 aprir non posso a l’allegrezza il petto.
 DORILAO
1365Mali ti vai fingendo. E di che temi?
 ARISTIA
 Che saper posso? Anche tra i fior sta l’angue.
 Entro pronube tazze
 v’è tosco ancor. Va coronata a l’ara
 la vittima e vi cade.
 DORILAO
1370Intendo. Ti è sospetta
 la regal fede.
 ARISTIA
                           E ’l mio protervo fato.
 DORILAO
 Rassicurati. Incombe
 a me solo apprestar quanto fia d’uopo
 al rito nuzial; né di me credo
1375che in te dubbio esser possa.
 ARISTIA
 Forza si adopra, ove non vaglia inganno.
 DORILAO
 Né di ciò paventar. Son ne la reggia
 del campo i primi duci, armati e pronti
 di Farnace in difesa.
1380Che più t’affanni?
 ARISTIA
                                    È ver; quello che temo,
 o troppo indarno o troppo tardi il temo.
 
    Cento pensieri e cento,
 quai da contrario vento
 nubi qua e là sospinte,
1385intorno a l’alma mia vengono e vanno.
 
    L’un l’altro incalza; or viene
 smania, or timore, or spene;
 questo alfin cede e quello e resta affanno.