Mitridate, Vienna, van Ghelen, 1728

 SCENA VII
 
 LADICE e i suddetti
 
 LADICE
1250Se infelice sinora
 fosti, lagnati, Aristia,
 di te, non di Ladice.
 Risparmiar tu potevi
 a me sdegni, a te rischi
1255e dirò ancora ad Apamea sospiri.
 Farnace era tuo sposo. Ei la tua fede
 aveva e tu la sua. Perché non dirlo?
 Né Tigrane avria chieste
 nozze per Apamea; né Mitridate,
1260in patto di amistà, le avria giurate.
 FARNACE
 S’ella tacque, o regina,
 se ne incolpi Farnace.
 ARISTIA
 E se un maggior delitto
 non pareami il silenzio, ancor nel seno
1265chiuso starebbe al mio dover l’arcano.
 APAMEA
 (Affetti miei, voi sospiraste invano).
 LADICE
 Principe, a te or mi volgo; e del paterno
 perdono in pegno e de l’assenso ancora,
 ch’ei presta a’ tuoi sponsali,
1270ecco il pronubo anello (Gli dà l’anello di Mitridate)
 che dal dito real, ben tu ’l ravvisi,
 si trasse ei stesso, onde tu ’l serbi e al lieto
 festeggiar di tue nozze
 a la dolce tua sposa il porga e ’l doni.
 ARISTIA
1275(Sì subite vicende?)
 FARNACE
 Donna real, quai posso?...
 LADICE
 Nulla a me, tutto al padre. Egli ti attende
 ai più teneri amplessi.
 FARNACE
                                            A lui mi affretto;
 e tu grata qui adempi il mio difetto. (Parte)
 GORDIO
1280(Mi rode ira e dispetto).