Mitridate, Vienna, van Ghelen, 1728

 SCENA II
 
 ARISTIA e APAMEA
 
 ARISTIA
1110Sola e mesta Apamea? Deh! Che mi rechi
 del prence? Ove il lasciasti?
 APAMEA
 Meco il compiangi, fra custodi e ceppi.
 ARISTIA
 O dio!
 APAMEA
               Seguirti a forza
 ei volle in Eraclea.
 ARISTIA
                                    Misero!
 APAMEA
                                                     A pena
1115posto il piè ne la reggia, io gli era al fianco,
 c’incontrammo nel re.
 ARISTIA
                                           Barbaro!
 APAMEA
                                                              Un guardo
 placido a lui girò, misto di un dolce
 sorriso.
 ARISTIA
                 Ingannator!
 APAMEA
                                         Parea tutt’altro
 da sé medesmo e gli apria già le braccia
1120per accoglierlo.
 ARISTIA
                               Iniquo!
 APAMEA
 Quando Gordio a lui venne e di sommesso
 gli susurrò a l’orecchio
 un non so che. Gli si agrottar le ciglia
 tutto ad un tratto; e volto a quei che intorno
1125stavangli sbigottiti
 più di Farnace istesso,
 ne comandò l’arresto.
 ARISTIA
 E ’l prence?
 APAMEA
                         La minore
 resistenza non fece e pose l’armi,
1130senz’altro dir, se non con un sospiro:
 «O Aristia, Aristia!»
 ARISTIA
                                        E volle dir ch’io sola
 a tal destino sconsigliata il trassi.
 Io son che l’ho perduto, io che l’ho ucciso.
 Son morta.
 APAMEA
                        Per Farnace
1135non disperiamo. Correrò a la madre.
 Pregherò. Piangerò. Per la mia stessa
 vita farò che tremi.
 Ella nel cor del re può molto, io tutto
 su quel di lei.
 ARISTIA
                            Mi torni
1140lo spirto in sen. Va’. Salva
 Farnace e a te lo salva. A me non deve
 sovrastar, se non morte.
 APAMEA
 Non pensar che più forte
 per lusinga in me possa esser la fede.
1145Viva Farnace. Altro Apamea non chiede.
 
    Viva il caro idolo mio;
 non conosco e non disio
 altro ben, se non ch’ei viva.
 
    Viva, sì, l’idolo amato,
1150benché voglia amore e fato
 ch’io l’adori e ne sia priva.