Mitridate, Vienna, van Ghelen, 1728

 SCENA IV
 
 LADICE, ARISTIA per una porta, GORDIO, DORILAO per l’altra e i suddetti
 
 MITRIDATE
505Ladice, io ne arrossisco.
 L’indegno ancor resiste;
 né comprendo perché.
 LADICE
                                            Vuoi di sua colpa
 la cagion ravvisar? Vedila. (Mostrando Aristia)
 MITRIDATE
                                                   Aristia?
 ARISTIA
 Io?
 LADICE
          Farnace sedotto
510da le lusinghe di costei, di un basso
 affetto si fa gloria.
 Ben me ne avvidi; rinfacciai l’iniqua.
 Mel negò; ma i suoi lumi
 smentiano il labbro. A pena
515volsi il passo da lei, ch’ella e Farnace
 lungo sui casi loro
 tenner consiglio e si lasciar non senza
 lagrime. In quel suo fosco
 silenzio or la rimira e la condanna.
 ARISTIA
520La regina è in error. Vana è l’accusa.
 Signor, non le dar fede.
 DORILAO
 Prence, non ostinarti. (Piano a Farnace)
 GORDIO
 (Superba! Or ben le sta). (A piano)
 MITRIDATE
                                                 Farnace!...
 FARNACE
                                                                       A torto
 imputare a costei vuolsi una colpa,
525di cui la so innocente.
 MITRIDATE
 Ma del sospetto intanto
 pagherà il fio... Soldati....
 FARNACE
 L’ara si appresti, o sire; ardan le faci;
 giurisi l’amistà; giurisi a Roma
530la mortal guerra; sposo
 attendami Apamea; si spenga ogn’ira;
 tolgasi ogni sospetto; abbia ognun pace;
 e si segua il destin. Qual nol credesti
 e qual ei non volea, verrà Farnace.
 
535   Nol volea; ma sono astretto.
 Cedo a forza e cangio affetto.
 Vuol così la sorte e ’l padre.
 
    Le sì torbide sue ciglia
 rassereni e più contenta
540a la bella amante figlia
 corra omai la regal madre.