Mitridate, Vienna, van Ghelen, 1728

 SCENA IV
 
 LADICE e APAMEA
 
 LADICE
 Apamea, non ti scorgo
 con quella ilarità che suole in volto
 spargersi a chi ben ama ed è vicino
110a goder de l’oggetto, ond’ei sospira.
 APAMEA
 Ah! Madre... Di Farnace...
 LADICE
                                                  Il so; ti affligge
 la lontananza. In breve
 dal Bosforo già vinto,
 a’ piè del padre ei recherà gli allori.
 APAMEA
115Ma speran poco i miei dolenti amori.
 
    Quando nel fitto verno
 spunta l’erbetta e ’l fior,
 nasce ad un punto e muor,
 che ’l gel l’opprime.
 
120   Tal se un balen di spene
 mi viene a lusingar,
 tosto lo fan sgombrar
 dal tenebroso cor
 le nebbie prime.