Ornospade, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 NISEA
 
 NISEA
 O mia prima, o mia illustre
300fiamma che spenta io già credea, tu riedi
 con alto incendio a divampar. Mio core,
 qual conforto ne speri?
 Ornospade non sa né, se il sapesse,
 curerebbe il tuo foco.
305Palmide ti prevenne; ed io per legge
 d’un padre re son destinata ad altri.
 È ver; ma non dispero.
 Palmide piace al re. Chi sa? Ornospade
 esser miglior vassallo
310vorrà che amante. Un re rival fa solo
 la sua miseria. Ei lo rispetti; e forse
 io ne sarò il compenso. A Mitridate
 converrà darsi pace.
 Un re, che altrui defraudi
315di premio anche promesso,
 sa trovar vie per risarcirne il danno;
 e mi fia lieve impresa
 un credulo amator pascer d’inganno.
 
    Un dolce sorriso,
320un languido sguardo,
 un dir: «Peno ed ardo»
 costa poco alla beltà
 che tien arte a lusingar.
 
    I teneri amanti
325ne rende costanti,
 più che il bel che in noi si vede,
 quell’inganno, a cui dan fede,
 di aver merto a farsi amar.
 
 Il fine dell’atto primo