Ornospade, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VII
 
 MITRIDATE e poi NISEA con seguito di parti
 
 MITRIDATE
 Stammi a core Ornospade
260ma più il riposo del mio amor. Di questa
 troppo omai lunga guerra
 esser mi dee mercede
 Nisea, la regal figlia; e ne ho in sicuro
 pegno la fé sovrana e più l’affetto
265di lei che il mio gradisce; o almen lo spero.
 NISEA
 Del tacito pensiero
 qual, Mitridate, è il vago oggetto?
 MITRIDATE
                                                               Il posso
 dir senza nota di soverchio ardire?
 L’adorata Nisea.
 NISEA
                                 Se tale io fossi,
270ondeggerien su le nimiche torri
 i partici vessilli.
 Ma i suoi trofei ritarda
 chi non ne cura il prezzo.
 MITRIDATE
                                                I fati avversi
 fatto han l’ultimo sforzo
275per contrastarmi un bene
 che il lor quasi pareggi.
 Ma pria che il dì risorga, avvinto e presa
 vedrai Carre e Anileo, mercé all’invitto
 Ornospade qui giunto...
 NISEA
280Che ascolto! Ei qui?
 MITRIDATE
                                       Tratto dal zelo...
 NISEA
                                                                      Ah, fugga
 l’implacabile padre.
 MITRIDATE
 Ciò ch’ei fece per lui, ciò ch’egli tenta
 al regio il renderà, senza sua colpa,
 favor perduto.
 NISEA
                             Ah, tu non sai... Previeni
285il re che non lontano
 con Geronzio lasciai di gravi affari
 ragionar. Piaccia al cielo
 che nova trama non si ordisca... Ah, salva
 Ornospade, se m’ami.
 MITRIDATE
290Sprone aggiungi al desio; né il tuo bel labbro
 ardua impresa mi chiede,
 ove abbia molto a meritar mia fede.
 
    In soccorso al degno amico
 chiamerò con l’amistà
295la pietà del tuo bel core.
 
    E in suo pro fedele oprando,
 dirò a me: «Servo al comando
 del dovere e dell’ amore».