Ornospade, Venezia, Pasquali, 1744

 ARGOMENTO
 
    Ornospade, capitano valorosissimo d’Arsace Artabano, terzo di questo nome, re de’ Parti, fu ingiustamente esiliato dal re, il quale si era invaghito di Palmide, principessa del real sangue degli Arsacidi e amante d’Ornospade. Questi si ricoverò in Roma, appresso l’imperadore Tiberio, e utilmente militò per lui nella guerra dalmatica. Erano anche in Roma in quel tempo i figliuoli di Fraate IV, già re de’ Parti, per soprannome il Crudele, sotto la protezione di Tiberio, il quale fece altresì qualche sforzo per rimetterli sul trono paterno, di che si stava Artabano in non poco timore. Il soggiorno d’Ornospade in Roma non fu inutile al suo re; ma dopo qualche tempo determinò di tornarsene nelle provincie dell’impero partico e intervenne a favor d’Artabano nella guerra che questi avea contro d’Anileo, suo ribelle che gli aveva rivoltata contro la Mesopotamia, a lui data in governo, e che dopo vari successi trovavasi in Carre, città delle principali di quella provincia, assediato da Mitridate, altro generale d’Artabano, il quale poscia gli diè in moglie una sua figliuola, di cui la storia ci tace il nome e che io chiamo con quel di Nisea. All’esercito venne anche lo stesso re, il quale, in progresso di tempo, rimise in sua grazia Ornospade e diedegli il governo della Mesopotamia, dopo la morte d’Anileo che in quella guerra vi perdette la vita. Il fondamento di questi successi, parte veri e parte verisimili, può vedersi in Tacito, Annali, libro VI.
    La scena è in Carre, città della Mesopotamia, e nelle sue vicinanze.